La nascita dell'Unione Sovietica fu preceduta dalla rivoluzione del 1905. Per la prima volta gli operai di Mosca e di San Pietroburgo, guidati dal religioso Gregoij Gapon, scesero in piazza per protestare contro lo Zar Nicola II.

Agli albori del ventesimo secolo, nella Russia degli zar vigeva una struttura economio-sociale di tipo feudale, in cui ancora esistevano i servi della gleba. La situazione andò precipitando, in seguito alle gravi perdite subite durante il conflitto contro il Giappone, le quali gravarono soprattutto sugli strati più bassi della società.

Così, in diverse città, si formarono i primi Soviet (consigli) di operai, spesso supportati da membri dell'esercito, che portarono a Mosca un primo tentativo di rivoluzione armata, soffocata nel sangue tra il 9 e il 19 dicembre del 1905. Solo la mediazione di borghesia e nobiltà terriera, spaventata dal pericolo di ricrudescenza della rivolta armata, portò lo Zar a promulgare una costituzione, in cui venivano riconosciuti i diritti basilari di tutti i sudditi, il cosiddetto Manifesto di ottobre. Nacque così nel 1906 la Duma, il parlamento russo, anche se con poteri molto limitati.


Lo sforzo bellico russo durante il Primo Conflitto Mondiale aveva gettato l'economia russa sul lastrico. La sconfitta sul fronte austriaco, e la perdita dalla parte russa della Polonia spianarono la strada ad una nuova insurrezione popolare. La prima fase della rivoluzione, nel marzo 1917, fu portata avanti dai Menscevichi, la corrente più moderata del Partito Operaio Socialdemocratico Russo.

Ma sul finire del 1917, il governo tedesco appoggiò il rientro in patria di Vladimir Lenin, capo dei Bolscevichi, la corrente più estrema del Partito operaio, dal suo esilio in Svizzera.

Con l'arrivo di Lenin, i Bolscevichi occuparono Pietrogrado (l'ex San Pietroburgo) il 17 novembre 1917 (ottobre secondo il calendario Bizantino, da qui il nome di Rivoluzione d'ottobre). Scoppiò una vera e propria guerra civile, in cui i Bolscevichi sconfissero sia le forze zariste che i Menscevichi.

Dopo un anno, tutta la Russia finì sotto il controllo degli uomini di Lenin. Il 17 luglio 1918, lo zar Nicola II e tutta la famiglia Romanov furono giustiziati. La vittoria sulla famiglia reale e sui Menscevichi, segnò la nascita di una nuova entità  politica, l'Unione Sovietica, in cui si materializzava l'ideologia marxista.

Gli anni '20 furono caratterizzati da una notevole ripresa economica che toccò tutto il vasto territorio russo. Le riforme di Lenin favorirono la crescita economica. L'entusiasmo post-rivoluzionario contagiò l'arte, la letteratura e le scienza, grazie soprattutto ad una relativa libertà  di stampa e di opinione (soprattutto se paragonata agli anni di dittatura stalinista).