Spesso si fa coincidere il Marocco con la vasta regione del Maghreb, (anche se quest’ultima ha un’estensione molto più ampia), il cui nome deriva dall’arabo, Al-Mamlaka al-Maghribiya (il regno d’occidente). Il termine Marocco, invece, proviene dalla latinizzazione del nome Marrakech che a sua volta discende dalla parola berbera Mur-Akush (la terra di Dio).

In effetti, nella regione inizialmente abitata dalle popolazioni berbere si avvicendarono cartaginesi, romani, vandali e infine arabi, capaci di rivoluzionare la cultura, la società e le strutture politiche dell’intera area nordafricana.

A partire dalla seconda metà del XVII secolo, ascese al potere la dinastia degli Alawiti alla quale appartengono i moderni sovrani marocchini. Gli Alawiti fermarono le prime incursioni europee, sottraendo loro importanti scali commerciali e nel 1777 il sultano Mohammed III fu il primo capo di stato a riconoscere gli Stati Uniti come nazione indipendente, offrendo protezione alle navi americane contro gli attacchi dei pirati.

Attorno al XIX secolo, in seguito allo sgretolarsi dell’impero turco e alla crescente industrializzazione, l’Europa volse lo sguardo verso le ricchezze nordafricane. Grazie alla sua posizione geografica e all’economia fiorente, il Marocco divenne oggetto di contesa tra francesi, tedeschi e spagnoli. Dopo diverse crisi diplomatiche, i francesi ebbero la meglio e nel 1912 il Marocco divenne loro protettorato, mentre agli spagnoli venne lasciato il presidio di alcune zone meridionali del Sahara.

Tra i vari segni della colonizzazione d’oltralpe, vanno ricordati i Goumier, soldati marocchini arruolati nell’esercito francese, utilizzati in molte delle battaglie che insanguinarono l'Europa nella prima metà del XX secolo, dai due conflitti mondiali alla guerra civile spagnola. Attorno agli '50, la presenza francese divenne sempre più ingombrante.

Sorsero vari partiti nazionalisti che rivendicavano l'indipendenza partendo proprio dal principio di autodeterminazione dei popoli, sottoscritto da Churchill e Rooselvelt nella Carta Atlantica. Il primo partito a invocare l’indipendenza fu il Partito Istiqlal (che vuol dire, appunto, indipendente) che a partire dal 1944 avrebbe guidato il Marocco verso la libertà.

Ma la scintilla che spinse il popolo marocchino alla ribellione fu l’esilio forzato in Madagascar del Sultano Mohammed V, allontanato dai francesi per far spazio al loro protetto, Mohammed Ben Aarafa. I marocchini si organizzarono in gruppi armati che confluirono nel Jaish al-tahrir (l'esercito di liberazione). Dopo i primi scontri la Francia, impegnata nella crisi algerina e in Indocina, preferì scegliere la via diplomatica.

Nel 1955 Mohammed V tornò in patria e un anno dopo, il 2 marzo 1956, il Marocco venne dichiarato indipendente. Alla morte di Mohammed V, nel 1963 salì al trono suo figlio Hassan II e che indisse le prime elezioni nazionali. Due anni dopo, a seguito di sommosse popolari causate dalla incerta situazione politica e dalla crisi economica, Hassan sospese la costituzione e consolidò il potere reprimendo ogni forma di opposizione fino al 1994, anno in cui, grazie anche alle forti pressioni internazionali, fece tornare in patria il suo principale oppositore, il socialista Mohamed Basri, e liberò altri 2.000 dissidenti.