Tra poche ore, Pechino aprirà le porte del mastodontico stadio olimpico, chiamato Nido d'Uccello, ma le polemiche non sembrano placarsi.


La sicurezza – In primis la questione sicurezza. Lunedì 4 agosto, a Kashgar capitale della provincia occidentale dello Xinjiang, un attentato terroristico ha ucciso 16 poliziotti.

La matrice sembra essere di natura islamica. Secondo quanto ha fatto sapere il governo cinese, dietro l'attentato ci sarebbero gruppi insurrezionisti appartenenti all'etnia Uiguri (la più numerosa dopo gli Han) che, da anni, invocano una "guerra santa" per l'indipendenza del "Turkestan Orientale", nella regione dello Xinjiang.

In un'operazione di polizia, ieri, sono stati arrestati 18 presunti guerriglieri, accusati di organizzare un piano terroristico che prevedeva rapimenti di atleti e attacchi suicidi da effettuarsi durante i giochi.


Il Tibet – Nel mirino delle autorità sono finiti anche altri estremisti uiguri, sospettati di collaborare con il Congresso dei Giovani Tibetani in esilio, e persino con al-Qaeda. Il Congresso dei Giovani Tibetani, organizzazione che fa capo al Dalai Lama, massima autorità spirituale politica del Tibet, da anni in esilio in India, ha respinto ogni accusa, facendo sapere di portare avanti la "protesta in modo non-violento".

In un clima così burrascoso, continuano proteste in tutto il mondo, a favore dell'indipendenza del Tibet e contro la dura repressione di Pechino. A Londra, Parigi e San Francisco, centinaia di persone si sono hanno cercato di fermare la torcia olimpica, da oggi nella capitale, il cui arrivo ha causato non pochi problemi alle autorità cinesi. La polizia ha arrestato 4 manifestanti stranieri, due britannici (Iain Thom e Lucy Marion entrambi poco più che ventenni) e due americani (Phill Bertell e Tirian Mink).

Gli occidentali si erano dati appuntamento nei pressi dello Stadio esponendo sui tralicci dell'elettricità striscioni con la scritta "Un mondo, un sogno: Tibet libero" e "Il Tibet sarà libero". Ma il tutto è durato solo 12 minuti, il tempo necessario alle guardie rosse di rimuovere gli striscioni e arrestare i manifestanti.

In tutto il mondo, però, non si placano le voci discordanti circa il significato politico della più importante manifestazione sportiva. Scene del genere ricordano Mosca 1980, quando, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti disertarono i giochi, per protesta contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan.


Le cifre – Le olimpiadi cinesi sembrano avere una sfumatura molto più complessa. Con l'economia che cresce a passi da giganti (una crescita del pil che oscilla attorno al 9%) e una popolazione di un miliardo e trecento milioni, la Cina oggi è una mecca per investitori e multinazionali.

314 milioni di euro spesi solo per costruire lo stadio Nido d'Uccello, altri milioni per la realizzazione di 8 linee metropolitane, e 900 mila metri quadri di terminal aeroportuale. In totale i soldi stanziati dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) oscillano attorno al miliardo e mezzo (sempre in euro), una cifra da capogiro, ma che gli stessi organizzatori ritengono saranno coperti, almeno per il 60%, dai ricavi provenienti dai diritti media e dagli sponsor.

Il Cio, infatti, ha fatto sapere che nel periodo 2005-2008 è riuscito a guadagnare il 15% in più sui diritti media, passando dai 1.23 milioni nel quadriennio 2001-2004 ai 1.637 attuali. Lo stesso vale per gli sponsor, i ricavi provenienti dai 12 partner ufficiali del Cio sono passati da 422 milioni di euro a 552, con una crescita del 31%, grazie soprattutto al contributo medio dei singoli sponsor cha ha subito un'impennata negli ultimi anni del 580%.


Lo smog – Un business che, con molta probabilità, ha spinto gli organizzatori a soprassedere su molte delle particolarità dei giochi di Pechino. Anche se volessimo mettere da parte la questione politica (sebbene la violazione dei diritti umani non sia una questione da poco), Pechino è una delle città più inquinate al mondo.

Il rischio è proprio quello di dover far disputare agli atleti le gare in outdoor sotto la cappa di smog della capitale, dove non si registra una giornata col cielo terso dal 20 luglio. Nonostante le promesse del governo, e le misure adottate (la chiusura di almeno 100 fabbriche, e il divieto di circolazione per oltre un milione di automobili, in una città che ne conta oltre tre milioni), Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, ha espresso tutta la sua preoccupazione per la salute degli atleti.

Ma, a poche ore dalla cerimonia di apertura, possiamo dire che i giochi ormai sono fatti. Non resta che goderci le imprese sportive di circa diecimila atleti provenienti da 205 paesi e sperare che lo spirito olimpico pervada la manifestazione che, nelle intenzioni di Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni Giochi olimpici, doveva avvicinare le nazioni, permettendo ai giovani di tutto il mondo di confrontarsi in una competizione sportiva, non in guerra.

Milena Cannavacciuolo