Tra il 5 e il 6 novembre 2008, i giornali di tutto il mondo avevano la sua foto in prima pagina. Per un giorno intero, da un lato all'altro del globo, attraverso internet, nei telegiornali, alla radio echeggiava la stessa notizia: Barack Obama è il 44esimo presidente degli Stati Uniti. Un evento storico, per tanti motivi. Per iniziare, Obama è il primo presidente afro-americano (nato nel 1961, quando in molti stati la popolazione di colore non aveva nemmeno il diritto di voto). Suo padre, Barack Obama senior, era uno studente keniota (il primo africano a studiare negli USA), sua madre, Ann Dunham, studentessa in antropologia del Kansas.

Ma questioni etniche a parte (durante la campagna elettorale, alcuni membri della comunità afro-americana si sono chiesti se Barack fosse "abbastanza nero"), l'elezione del neo presidente rappresenta davvero una novità.
La sua campagna elettorale ruotava attorno a un concetto fondamentale: il cambiamento (Vote for change…), declinato su tutte le questioni più spinose che occupano le prime pagine dei quotidiani americani: la guerra in Iraq e in Afghanistan, la lotta al terrorismo, la riforma del sistema sanitario e soprattutto la crisi finanziaria scoppiata all'inizio di settembre.

Il cambiamento, però, non è stato solo il messaggio ma anche il mezzo. La più grande risorsa di Obama (e del suo infallibile campaign manager, David Plouffe) è stato il web. Utilizzando ogni tipo di strumento tecnologico (dai social network, ai blog, ai video postati su YouTube, ai messaggi sul cellulare), il nuovo presidente è stato capace di aprirsi una sorta di canale diretto con gli elettori, in particolar modo con i più giovani.

La Generazione "O", come la definisce il New York Times. Si tratta di ragazzi e ragazze che per informarsi usano prevalentemente internet, spesso hanno un blog oppure un account su Facebook (uno del social network più popolari). In effetti, se si analizza il voto, emerge subito un dato significativo: dei 130 milioni elettori (di cui 65 hanno preferito Obama e 57 McCain) tra i giovani sotto i 30 anni il candidato Democratico batte il Repubblicano 2 a 1 (circa il 7% dei giovani contro il 2,7% per McCain). 9,2 milioni di nuovi elettori, infatti hanno scelto Obama e solo 3,5 McCain. In pratica, dopo queste elezioni, il 14% del voto Democratico è rappresentato proprio dalla Generazione "O".

Su Facebook, Obama ha più di 3 milioni di contatti, quasi un milione su MySpace, più di 140 mila abbonati e 25 mila amici su YouTube (più 1823 video postati, con quasi 20 milioni di visitatori dal 5 settembre 2006 al 18 novembre 2008). Insomma, come si legge sul sito www.barackobama.com: "OBAMA EVERYWHERE". In questo modo l'ex senatore dell'Illinois è apparso come "uno di noi": possiede l'intera collezione di fumetti dell'Uomo Ragno, i Fu-gees e Bob Dylan suonano nel suo iPod e per rilassarsi gioca a basket con gli amici.

Il rapporto stretto tra web e il presidente eletto, però, non si è fermato alla campagna elettorale, alle donazioni degli elettori che gli hanno permesso di fare a meno dei fondi delle grandi lobby. Dopo la storica vittoria, è online Change.gov il sito dal quale Obama e la sua amministrazione intendono rivoluzionare il rapporto tra cittadini e Casa Bianca. "An American Moment" e "Of the People, By the People" (citando il famoso di discorso di Lincoln a Gettysburg del 19 novembre 1863, mentre infuriava la guerra di secessione) sono due sezioni del sito dedicate ai suggerimenti dei cittadini per cambiare il paese.

Nella prima sezione si legge :"Your stories and your ideas can change the future of the country around a common propose, great things are possible. Tell us your story", Le tue storie e le tue idee possono aiutare a cambiare il futuro del paese, unendoci attorno ad uno scopo comune, grandi cose sono possibili. Raccontaci la tua storia. Nella seconda: "There is no more important resource for changing and defining the ideas that will transform the direction of this country than the American people. Tell us your ideas and be part of the change you're looking for", Non c'è risorsa più importante per cambiare la direzione di questo paese e definire le idee che trasformeranno l'America che lo stesso popolo americano. Raccontaci le tue idee e prendi parte al cambiamento che stai cercando.

Insomma, la rete diventa lo strumento attraverso il quale realizzare una vera e propria democrazia partecipativa, dove il rapporto tra governo e cittadini non si esaurisce al momento del voto. Certo, le ambizioni sono alte e, ovviamente, bisogna vedere cosa realmente Barack Obama e il suo vice, Joe Biden, riusciranno a fare. Ma di sicuro il web sarà usato dagli americani, e non solo, anche per esprimere il loro disappunto nei confronti del nuovo presidente. A riprova dell'enorme peso che il web ha avuto nelle presidenziali statunitensi sono i numeri da record ottenuti dal sito della CNN: nella notte tra il 4 e il 5 novembre ha battuto ogni record raggiungendo i 30 milioni di utenti unici con 287 milioni di pagine viste.

Internet, inoltre, è un mezzo di comunicazione che non conosce confini (se non quelli linguistici) e con i video di Obama tradotti in francese, spagnolo e arabo, è possibile considerarlo il primo presidente globale. In effetti, mai come in questo caso, le elezioni americane sono state seguite in tutto il mondo con grande interesse e non solo da chi mastica questioni di politica internazionale per lavoro o per passione. Basti pensare che in Kenia, dove risiede una parte (sebbene semi-sconosciuta) della famiglia di Obama, il 5 novembre è stata dichiarato festa nazionale e molti dei bambini e bambine nati in quella data sono stati battezzati Barack Obama o Michelle (come sua moglie).

Al di là delle questioni strettamente politiche, la vittoria di Obama è davvero il segno di un cambiamento, in cui internet e le nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale e la leadership politica appare vicina alla gente, ai giovani. Obama è il primo presidente pop? Forse sì. Rimane il fatto che in attesa di conoscere l'esito delle votazioni ha fatto la solita (forse scaramantica) partita di basket con gli amici nella sua Chicago, e, quando ha saputo di aver vinto, ha spedito un sms ai suoi elettori: "Sto per andare a Grant Park per parlare a tutti coloro che si sono radunati lì, ma volevo avvertiti per primo" ("I'm about to head to Grant Park to talk to everyone gathered there, but I wanted to write to you first."). Ora gli americani e il mondo, aspettano.

Milena Cannavacciuolo