Il 10 dicembre del 1948, Eleonor Roosevelt, vedova dell'ex presidente degli Stati Uniti d'America, tenne un famoso discorso presso l'Assemblea delle Nazioni Unite a Parigi. Nasceva la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.


I principi – Il mondo usciva dall'incubo della Seconda Guerra Mondiale, con milioni di morti e il dramma dell'Olocausto. Darsi delle regole che potessero impedire il ripetersi di una simile tragedia sembrò la cosa più sensata da fare. Nel 1945 i governi di molti paesi istituirono una speciale Commissione per la "promozione dei diritti umani", presieduta proprio dall'ex first lady americana.

La Commissione prese spunto da alcuni principi espressi sia nella Dichiarazione d'indipendenza americana del 1776 che nella Dichiarazione francese dei diritti degli uomini, del 1789. In entrambe, infatti, si legge che tutti gli esseri umani nascono liberi e eguali, in dignità e diritti.

In aggiunta, venne introdotto un principio cardine della Carta dei Diritti inglese del 1689, riguardante la tortura, il quale bandiva qualsiasi "trattamento o punizione crudele, inumana e degradante".


L'iter – L'iter della Commissione, però, non fu semplice. Pensare ai diritti umani come un principio "naturale" non doveva essere cosa facile nemmeno allora. Così, anziché proporre un trattato fu presentata una dichiarazione, meno vincolante, e quindi più facilmente accettabile.

Il 6 dicembre 1948 l'Assemblea votò la stesura definitiva della Carta, composta da 30 articoli. 48 governi furono a favore, nessuno contrario e 8 astenuti: l'Unione Sovietica e i suoi alleati, il Sud Africa e l'Arabia Saudita.


I motivi delle astensioni – Gli USA avevano fatto inserire, tra i diritti inalienabili, anche la proprietà privata (e quindi la libertà economica), clausola inaccettabile per le nazione comuniste. Per giustificare l'astensione, il portavoce sovietico affermò che i diritti umani dovevano essere determinati in base alle condizioni economiche e sociali di ogni nazione, inoltre apostrofò la Dichiarazione come meramente illusoria, priva di "garanzie efficaci".

Il Sud Africa dell'apartheid rifiutò di accettare l'Articolo 13, secondo il quale il divieto di risiedere in una determinata area comprometteva la dignità umana. Dal suo canto, l'Arabia Saudita si astenne perché la Dichiarazione era basata esclusivamente su principi della cultura occidentale. Argomento che ancora molto forte in diversi paesi islamici.