Gli anni '80 furono caratterizzati da una ripresa della Guerra Fredda, cominciata con l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Il 20 gennaio 1981 fu eletto presidente degli Stati Uniti, il Repubblicano Ronald Reagan. I primi anni della politica estera reaganiana furono caratterizzati da un incremento del 40% del budget destinato agli armamenti. Nei primi anni della sua presidenza, infatti, Reagan irrigidì le posizioni americane contro il nemico di sempre, nonostante i segnali di distensione dei primi anni '70.

L'ormai famosa definizione l'"impero del male" usata per indicare l'Unione Sovietica, fu coniata l'8 giugno 1982, quando Reagan visitò il Parlamento Britannico. Fu ripresa la produzione di bombardieri strategici, come il Rockwell B-1 Lancer, interrotta dall'amministrazione Carter e sviluppati nuovi missili balistici, come MX "Peacekeeper". Il 23 marzo 1983, Reagan propose una nuova iniziativa di Difesa Strategica (Strategic Defense Initiative, SDI) introducendo un nuovo corso all'interno della politica militare americana.

Per la prima volta, infatti, gli Stati Uniti si impegnavano a rafforzare le strutture difensive anziché quelle offensive, diversamente da quanto accadeva durante i primi anni di Guerra Fredda. Tra le misure difensive si parlò per la prima volta di scudo spaziale, un sistema missilistico basato sui sistemi satellitari statunitensi, per questo motivo il nuovo piano di difesa USA prese il nome di Star Wars (Guerre Stellari).

L'ultimo affondo al nemico rosso fu l'intervento nella piccola isola caraibica di Grenada, ex colonia britannica situata a sud di Cuba, dove nel 1983 aveva preso il potere il leader del partito marxsista-lieninista Bernard Coard. Gli Usa non potevano permettere la nascita di un nuovo stato comunista nel mar dei Carabi, pertanto. Il presidente Reagan usò come pretesto la presenza di circa 1.000 studenti americani all'Università di St. George's, e il 25 ottobre 1983 fece intervenire i Marines che in breve occuparono la piccola isola.

L'invasione fu condannato dal Consiglio di Sicurezza ONU, con il solo voto contrario di Stati Uniti e Gran Bretagna. Dalla seconda metà degli anni '80 l""asse del male" andava sempre più spostandosi dal terrore rosso a quello islamico. L'Unione Sovietica andava sempre più sgretolandosi, e nel giro di pochi anni sarebbe crollato il muro di Berlino, ponendo fine al conflitto tra i due blocchi. Simbolo dell'inasprimento dei rapporti tra Unione Sovietica e Stati Uniti e della nuova corsa agli armamenti fu il film The Day After (Il giorno dopo). Del regista Nicholas Meyer (famoso per aver diretto il secondo film della saga di Star Trek) il film fu trasmesso dalla televisione americana ABC il 20 novembre 1983.

The Day After raccontava le conseguenze di un'ipotetica guerra nucleare sulle comunità rurali del Kansas e del Missouri (dove c'era la maggiore concentrazione di silos per i missili balistici intercontinentali americani). Per il realismo e la crudeltà di alcune scene il film suscitò numerose reazioni di panico, soprattutto tra la popolazione delle zone citate, tanto che la ABC dovette aprire dei numeri verdi attraverso i quali calmare i telespettatori. Forte del successo, alla prima The Day After fu visto da 100 milioni di telespettatori, il film fu distribuito in tutto il mondo a titolo gratuito (soprattutto nei paesi orientali come Cina e Corea del Nord). In Italia, il film fece il suo ingresso nelle sale cinematografiche il 10 febbraio 1984, conquistando il pubblico (tanto da essere la terza pellicola più vista, dopo Flashdance e La Chiave di Tinto Brass). La critica, invece, ha sempre considerato il film un perfetto esempio di B-Movie. Come si legge nel Dizionario dei Film del 2006 curato da Paolo Mereghetti: "Tipico film catastrofico, che fa propri tutti gli stereotipi del genere. Ha avuto un sensazionale impatto orrorifico, e tale risvolto sociale conta di più delle sue qualità artistiche, decisamente scarse".