L'Unione Europea è un organo di governo sovranazionale a cui, attualmente, aderiscono 27 paesi del Vecchio Continente. Gli ultimi a fare il loro ingresso sono stati Romania e Bulgaria, membri ufficiali dal primo gennaio 2007. Un evento storico, come l'entrata nel 2004 di altri 10 paesi, 4 provenienti dell'est, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, un'ex repubblica iugoslava, Slovenia, e due isole del Mediterraneo, Cipro e Malta, e le tre ex repubbliche sovietiche, Estonia, Lettonia e Lituania.

L'allargamento ad est dell'Unione Europea sa quasi dell'incredibile se si guarda alla storia recente del continente. La cosiddetta cortina di ferro che, negli anni della guerra fredda separava est e ovest, è crollata "soltanto" nel 1989. D'altro canto, molte cose che ormai anche noi in occidente diamo per scontato nascono dalla volontà di superare antichissime divisioni che, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, sembravano insormontabili. Un esempio piuttosto banale può essere la storia dei rapporti diplomatici tra paesi come Francia, Inghilterra o Germania, che per anni si sono contrapposti l'un l'altro. Fino a 50 anni fa, immaginare un'Europa unita, dove i suoi cittadini sono liberi di spostarsi da un paese all'altro, era impensabile e ancor meno lo è l'utilizzo di una moneta unica. Del resto, entrambi i conflitti mondiali in origine erano guerre europee.

Il 19 settembre 1949, in un discorso presso l'università di Zurigo, il primo ministro britannico Winston Churchill propose la creazione di una sorta di "United States of Europe". In effetti, la nascita di un'entità politica e economica sovranazionale mosse i primi passi subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale. La guerra aveva messo in ginocchio il continente, mentre la Germania era passata dai sogni di gloria del terzo Reich al controllo delle nazioni vincitrice, ad ovest, Stati Uniti e Gran Bretagna, a est l'Unione Sovietica. Nel 1948 il senato americano approvò il Piano Marshall, un programma di aiuti economici e finanziari stanziati dagli Stati Uniti per l'Europa, e nello stesso anno fu creato un organo sovranazionale che ne coordinasse i fondi, l'Organizzazione europea di cooperazione economica (OECE).

In risposta, nel 1949 i paesi comunisti diedero vita al Consiglio per la Mutua Assistenza Economica (COMECON). Scopo della OECE, quindi, non era solo gestire gli aiuti americani, ma anche arginare una possibile avanzata sovietica. Pochi anni dopo, nel 1951, nacque la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), una forma embrionale di quella che sarebbe stato la comunità economica e finanziaria europea. L'Europa delle banche, come spesso oggi viene definita l'UE (in maniera spesso dispregiativa) una volta era l'Europa dell'acciaio! Ideata dal politico francese, Jean Monnet, la CECA aveva il compito di regolamentare il mercato legato all'industria pesante (in quegli anni settore fondamentale per l'economia continentale) limitando così i motivi di attrito tra le varie nazioni. Come evoluzione "naturale" della CECA, i cui membri fondatori furono Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Germania Ovest e Italia, nel 1957 a Roma, nacque la Comunità Economica Europea (CEE), attraverso la quale si ambiva creare un mercato economico e finanziario omogeneo per tutti i paesi aderenti.

Nel 1979, fu introdotto un vero e proprio Sistema Monetario Europea (SME), all'interno del quale le nazioni CEE vincolavano le loro monete per prevenire fluttuazioni troppo alte. Parallelamente fu introdotta la prima moneta europea "virtuale", l'ECU European Currency Unit, ovvero "unità di conto europea", utilizzata per depositi bancari e per i travelers' cheques (assegni bancari utilizzabili anche all'estero). Nel 1989, fu introdotto il Rapporto Delors (dal nome del presidente della Commissione CEE), un piano economico che avrebbe portato alla realizzazione di una moneta unica e all'ampliamento delle competenze della Comunità Europea alla politica estera, alla sicurezza comune, nonché la cooperazione in materia di giustizia e polizia. Il primo passo per la nascita dell'attuale Unione Europea fu fatto il 7 febbraio 1992, nella cittadina olandese di Maastricht, dove 12 membri della Comunità Europea firmarono lo storico accordo.

In quell'occasione fu decisa la nascita della moneta unica e della Banca Centrale Europea (BCE), entrambi istituite il primo gennaio 1999. A Maastricht, inoltre, furono indicate le linee guida per l'entrata dei paesi membri nella cosiddetta Euro-zone, tra cui la famosa soglia del 3%, cioè la percentuale di deficit del prodotto interno lordo oltre la quale uno stato perdeva i requisiti per l'ammissione. Gli accordi di Maastricht, però, furono respinti con un referendum in Danimarca, mentre in Francia furono approvati con solo il 50,4% dei "Sì". Il governo britannico, inoltre, decise di non entrare a far parte dell'Unione economica e monetaria. Per rispondere al diniego di uno dei paesi fondatori, fu introdotto il principio di opt-out, cioè l'opzione per i paesi membri di far parte della UE senza necessariamente entrare nella cosiddetta Euro-zone. A Maastricht furono sanciti anche i cosiddetti Tre Pilastri dell'Unione Europea, cioè, le strutture normative sulle quali si fonda l'architettura dell'Unione.

Alla base delle norme comunitarie furono introdotti due principi fondamentali: il metodo comunitario, che riduce il ruolo dei Governi nazionali in favore delle istituzioni comunitarie quali Commissione, Consiglio dell'Unione, Parlamento Europeo e la cooperazione intergovernativa, che, invece, attribuisce il potere decisionale ai Governi degli Stati Membri e non alle istituzioni comunitarie. Il Primo Pilastro definisce gli ambiti della dimensione comunitaria. Secondo gli accordi di Maastricht, il Primo Pilastro doveva comprendere soltanto le politiche comunitarie, l'unione economica e monetaria, ma dopo il Trattato di Amsterdam del 1997, vennero inserite altre aree di competenza come il diritto d'asilo, il rilascio dei visti, l'immigrazione e la cooperazione doganale.

Il Secondo Pilastro, invece, riguarda la politica estera e di sicurezza comune, in cui però il potere decisionale rimane comunque ai Governi degli Stati Membri e non alle istituzioni comunitarie, per cui gli atti stipulati dalle autorità comunitarie, vengono quasi sempre adottati all'unanimità, e non sono pienamente vincolanti per gli Stati Membri. Anche nel Terzo Pilastro viene applicato il principio della cooperazione intergovernativa, e riguarda la giustizia e gli affari interni. Nel 1990, il Sistema Monetario Europea (SME) divenne l'Unione Economica e Monetaria (UEM), cioè un mercato unico in cui sarebbe circolata una moneta unica. I primi paesi a rispondere ai parametri stabiliti dal Trattato di Maastricht, e quindi in grado di adottare la moneta unica, furono 11, Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, mentre la Grecia aderì nel 2001. Così, a partire dal primo gennaio 2002, l'Euro è entrato nella vita di circa 320 milioni di cittadini europei. Ma il numero è destinato a crescere, dal primo gennaio 2007, infatti, anche la Slovenia ha adottato la moneta unica, un anno dopo lo stesso hanno fatto Cipro e Malta, mentre l'ingresso della Slovacchia nella cosiddetta Euro-zone è previsto per il primo gennaio 2009 .

Quando Walter Hallstein, il primo presidente della Commissione Europea, paragonò l'Europa ad una bicicletta che "deve continuare a muoversi oppure cade", forse non pensava ad una bicicletta costretta a viaggiare con due velocità diverse (o addirittura tre!). Basta pensare al reddito pro-capite dei nuovi paesi comunitari che a stento raggiunge i 4.000 euro l'anno, e paragonarlo ai 34.000 tedeschi o ai 65.000 degli abitanti del Lussemburgo! La disparità economica tra le zone occidentali e quelle orientali, inoltre, ha spinto centinaia di migliaia di persone a migrare nei paesi più ricchi in cerca di lavoro. I flussi migratori interni sono diventati un fenomeno che, troppo spesso, né le autorità locali, né quelle comunitarie riescono a regolare.

Forse la sfida più difficile per l'Unione Europea è l'integrazione di circa mezzo miliardo di persone, provenienti da 27 paesi, con culture diverse, lingue diverse e storie diverse. Uno degli strumenti più validi per infondere alle nuove generazioni un senso di appartenenza è il programma ERASMUS (European Community Action Scheme for the Mobility of University Students, il cui nome deriva da Erasmus da Rotterdam, filosofo olandese del ‘400), lanciato dalla Comunità Europea nel 1987. Il programma offre la possibilità agli studenti universitari di trascorrere un periodo di studio in un altro ateneo comunitario. Così dopo più di 20 anni, quasi un milione e mezzo di studenti hanno usufruito dell'opportunità di fare un'esperienza all'estero. La sfida più grande sembra essere proprio quella di realizzare una cittadinanza europea in cui tutti abbiano, in ognuno degli Stati membri, gli stessi diritti e gli stessi doveri.

Ma anche sul piano dei diritti, l'Unione Europea sembra viaggiare su due binari separati, soprattutto su temi controversi come il riconoscimento delle coppie omosessuali, l'eutanasia, l'inseminazione artificiale o l'utilizzo delle cellule staminali. Per esempio, in molti paesi, come Spagna, Olanda e Belgio le coppie dello stesso sesso hanno la possibilità di unirsi in matrimonio. Altri, come la Francia o il Portogallo, hanno istituito altre forme contrattuali, i PACS francesi (patto civile di solidarietà) o le União de facto portoghesi che, pur non equiparando le unioni omosessuali al matrimonio, offrono una serie di diritti come la tutela alla convivenza. Mentre Italia, Grecia (tra le nazioni occidentali), Polonia, Slovacchia e Romania (tra le nazioni orientali) non prevedono alcuna forma di riconoscimento per le coppie dello stesso sesso. Nella Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, infatti, non si parla più di matrimonio tra uomo e donna, ma semplicemente di matrimonio.