ArtReview, una delle più prestigiose riviste di arte contemporanea, ha incoronato il cinese Ai Weiwei come l'artista più influente al mondo. Ai Weiwei è il secondo, dopo Damien Hirst, a finire sul podio da quando è nata la classifica. Ai, purtroppo, non è famoso solo per le sue opere, ma anche per essere perseguitato dal regime di Pechino.

Nato nel 1957, Ai è figlio del poeta Ai Qing, famoso nei primi anni del '900, ma poi costretto ai lavori forzati durante la Rivoluzione culturale. Ai studiò all'accademia cinematografica di Pechino insieme ad altri importanti artisti, tra i quali il regista Zhang Yimou (Lanterne Rosse e Hero) e nel 1983 si trasferì a New York per rientrare in Cina 10 anni dopo.

Una volta tornato in patria, il lavoro artistico di Ai si legò in maniera indissolubile al suo impegno politico in netta opposizione con il partito comunista ("dopo 60 anni al potere non permette al popolo il diritto di scegliersi i propri leader", dichiarò in un'intervista alla BBC del 2010). Per questo Pechino non ha gradito la scelta di ArtReview, "abbiamo la sensazione cha la scelta sia stata fatta in base ad un pregiudizio politico e da un punto di vista parziale che ha violato l'oggettività della rivista", ha dichiarato il portavoce del Ministro degli Esteri, Liu Weimin.

Sebbene nel 2008 Ai Weiwei avesse collaborato con lo studio svizzero Herzog & de Meuron per la realizzazione dello stadio olimpico "Nido di uccello", le sue posizioni nei confronti del partito comunista sono sempre state molto dure. Gli stessi giochi olimpici erano stati apostrofati da Ai come privi di significato e, a che lo criticava per aver collaborato alla realizzazione dello stadio, rispondeva: "l'ho fatto perché amo troppo il design".

Nello stesso anno, infatti, Ai realizzò "Remembering" un'installazione esposta al museo Haus der Kunst di Monaco, in Germania, in memoria degli studenti morti durante il terremoto del Sichuan. Remembering, che copriva l'intera facciata del museo, era stato realizzato con migliaia di zaini colorati disposti in modo tale da comporre una frase in caratteri cinesi: "Ha vissuto in questo mondo felicemente per sette anni" (frase pronunciata dalla madre di una delle bambine morte durante il terremoto).

Attraverso l'installazione, Ai aveva voluto denunciare l'indifferenza delle autorità cinesi nei confronti dei genitori delle vittime: "queste persone continuano a fare domande a cui nessuno mai risponderà perché il governo sta cercando di nascondere il vero problema del crollo delle scuole". Per Ai la colpa era della corruzione dei funzionari di governo che avevano dato il permesso di usare degli edifici anche se fatiscenti. La risposta del regime, però, non tardò ad arrivare. Nel dicembre del 2010, pochi giorni prima della consegna del Nobel per la Pace all'attivista cinese Liu Xiaobo detenuto nelle prigioni cinesi, Ai e altri suoi compagni si videro negare il permesso di lasciare la Cina e un mese dopo venne demolito il suo studio a Shanghai (dichiarato abusivo dalle autorità). Senza farsi intimorire dalle pressioni del regime, per tutto il 2010 Ai aveva continuato a criticare il governo cinese, questa volta utilizzando il suo profilo Twitter.

Ma il 3 aprile 2011, poco prima di imbarcarsi su un volo diretto a Hong Kong, Ai fu arrestato con l'accusa di frode fiscale e portato in un luogo segreto, dove fu tenuto prigioniero per 80 giorni. Solo dopo incessanti pressioni pervenute da ogni parte del mondo, venne rilasciato su cauzione nel maggio del 2011. La persecuzione nei confronti di Ai Weiwei e il disappunto rispetto alle scelte di ArtReview dimostrano, ancora una volta, che in Cina non c'è spazio per quella che Goebbels avrebbe definito "arte degenerata", cioè un'arte libera e impegnata contraria ogni forma di repressione.