Nonostante da dieci anni la Nigeria non sia più sotto un regime militare e pare finita la tragica altalena dei colpi di stato, la stabilità è costantemente minacciata dalla guerriglia interna e dai movimenti paramilitari.

Nel 2000, vi fu una violenta reazione all’introduzione della Sharia, la legge islamica, sfociata anche questa volta in un bagno di sangue con migliaia di vittime. In effetti, l’apparato militare nigeriano gode di uno status particolare. Dopo aver governato per trent’anni, l’esercito può essere ancora considerato la maggiore forza politica del paese, anche se qualcosa sta cambiando.

Dopo le numerose guerre intestine e i ripetuti colpi di stato (spesso culminati in clamorosi insuccessi), le forze armate stanno perdendo sempre più consenso, soprattutto tra i giovani. In tal senso, il governo di Yar'Adua sta intraprendendo la via delle riforme anche in materia militare, cercando di diminuirne la valenza politica.

Yar'Adua è il leader del Partito Democratico del Popolo (PDP), con tre quarti dei seggi sia nel governo centrale che nelle amministrazioni federali. Sebbene molti dei principi della costituzione nigeriana derivino da quella britannica, la strada verso la democrazia è ancora lunga.

Infatti, come sottolinea il settimanale inglese Economist, il largo consenso del PDP "in parte riflette la mancanza di distinzione ideologica fra i tre maggiori partiti nigeriani, i quali vennero formati nel 1998, per lo più per creare alleanze tra politici influenti al fine di assicurarsi una posizione di potere…

…Il PDP mette assieme veterani della politica, che ricoprirono ruoli importanti durante la Seconda Repubblica (1979-83) e nella fallita Terza Repubblica (1989-93), e alcuni ufficiali miliari in pensione".