Da tempo in Egitto si discute sul concetto di identità. Dopo gli anni della presenza britannica e la spinta radicale dei movimenti islamici più integralisti, il concetto di identità culturale e religiosa è in continua costruzione. Del resto, la nazione ha un’eredità “ingombrante”, se si pensa ai fasti dei Faraoni e alla mescolanza di greci, romani e bizantini che si sono susseguiti nel corso dei secoli.

Il nocciolo del dibattito, infatti, è quanto l’Egitto possa considerarsi uno stato esclusivamente arabo. Se pure gran parte della popolazione è di religione islamica, per lo più Sunniti e il capo della moschea Al-Azhar de Il Cairo è una delle maggiori autorità religiose, la presenza Cristiana oscilla tra il 10 e il 20%, in particolare nella confessione Ortodossa Copta. Anche da un punto di vista linguistico, l’Egiziano ha una tradizione antichissima, sicuramente tra la prime lingue ad avere una scrittura, come testimoniano gli antichi geroglifici.

Lingua ufficiale è l’arabo, che, come si può intuire, ha ben poco a che fare con i Faraoni, ma la parlata egiziana è la più diffusa come dialetto secondario. Altra lingua riconosciuta è il copto, lingua liturgica della Chiesa Ortodossa, basata sull’alfabeto greco, con l’aggiunta di segni derivati dal demotico per rappresentare fonemi non presenti in greco.