Subito dopo l'attentato contro il suo primo figlio, Sanjay, Indira Gandhi spinse Rajiv, il figlio più piccolo, ad entrare in politica, per continuare la "dinastia" politica della famiglia Nehru-Gandhi (che nonostante l'omonimia non ha nessun grado di parentela col Mahatma). A differenza di Sanjay, spesso descritto come "duro" e "spietato" (pare, infatti, ci fosse lui dietro lo stato d'emergenze dichiarato da sua madre tra il 1975 e il 1977), Rajiv era più moderato e prone al dialogo con gli altri membri del partito.

Dopo l'omicidio di sua madre, il 31 ottobre 1984, Rajiv giurò come primo ministro diventando così anche il leader del Partito del Congresso (I). Dopo poco però, lo stesso Rajiv sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni, che videro una massiccia vittoria del suo partito (411 dei 542 seggi, infatti, andarono al Congresso). Forte di una così larga maggioranza, Rajiv intraprese una serie di riforme che cambiarono radicalmente il paese. A differenza di sua madre, infatti, l'economia indiana cominciò ad aprirsi al libero mercato. Il governo di Nuova Delhi si andò affrancandosi sempre più dall'Unione Sovietica, per creare una nuova alleanza con Washington.

Ma alle difficoltà di trasformare l'India si andarono sommando le ribellioni etniche, soprattutto in Punjab e in Kashmir, regioni "calde" che dai tempi di suo nonno, Jawaharlal Nehru, avevano costituito uno dei maggiori problemi per la piena realizzazione della democrazia. Sul finire degli anni '80, inoltre, la famiglia Gandhi fu travolta da una serie di scandali finanziari (legati soprattutto alla forniture militari commissionate all'azienda svedese Bofors) che portarono Rajiv alle dimissioni da primo ministro, anche se mantenne la sua leadership sul partito del Congresso (I).

Rajiv Gandhi fu ucciso nel 1991, mentre stava facendo campagna elettorale nel Tamil Nadu, regione nella punta sud occidentale del subcontinente. Una donna, dopo averlo ringraziato per la visita, pose una corona di fiori attorno al collo di Rajiv, ma nascosto dietro ai fiori c'era del tritolo. Nella deflagrazione, oltre all'attentatrice, morirono altre 16 persone. Motivo dell'attentato era stato l'appoggio offerto da Nuova Delhi al governo dello Sri Lanka, tramite l'invio di truppe di peacekeeper, per pacificare le ribellioni nell'isola, sostenute dai gruppi indipendentisti delle Tigri Tamil. Nel 1998, un tribunale indiano accusò 26 persone per l'assassinio di Rajiv Gandhi, tutti appartenenti ai gruppi Tamil.