Dalla tornata elettorale del 2010, per la prima volta dalla fine della dittatura, uscì vincitore un esponente della destra Sebastián Piñera, uno degli uomini più ricchi del paese. Già docente di economia all'università del Cile, poi imprenditore di successo (possiede un canale televisivo, una squadra di calcio e una grossa fetta delle azione della compagnia aerea di bandiera Lan Chile, ma il suo successo fu l'introduzione negli anni '50 delle prime carte di credito), in un primo momento Piñera era stato sostenitore di Pinochet (suo fratello José era stato Ministro del Lavoro e delle Miniere durante il governo del dittatore, nonché aveva fatto parte dei cosiddetti Chicago Boys, gruppo di giovani economisti cileni formati, negli anni settanta, presso l'Università di Chicago sotto l'egida di Milton Friedman e Arnold Harberger).

Piñera aveva già corso per la presidenza, ma era stato sconfitto nel 2006 da Michelle Bachelet. Prima delle elezioni del 2010, vinte al secondo turno con il 51,61% delle preferenze, Piñera aveva acconsentito ad un blind trust (un affidamento fiduciario) di tutto il suo patrimonio per evitare il conflitto d'interessi. Per evitare ogni collegamento con il passato, la sua amministrazione fu composta solo da tecnocrati e figure politiche che non avevano avuto nessun legame col il regime di Pinochet.

Durante il mandato, oltre alla difficile situazione economica, Piñera dovette affrontare la crisi dei 33 minatori intrappolati 69 giorni in una miniera d'oro. Il successo dei soccorsi fece impennare il gradimento dei cileni nei suoi confronti e quelli dell'esecutivo, ma a causa delle rivolte sociali, nell'estate del 2011 i consensi crollarono al 33%.