Nelle elezioni del 2010, a risollevare le sorti del Partito dei Lavoratori è stata Dilma Rousseff, la prima donna a ricoprire la massima carica politica del Brasile. Nominata come successore dallo stesso Lula, la Rousseff era stata ministro dell'energia nel 2003 e capo dello staff durante il secondo mandato dell'ex presidente.

La scelta di puntare sulla Rousseff è stata una conseguenza degli scandali che avevano gettato nel fango buona parte della dirigenza del partito dei lavoratori. La Rousseff infatti rappresenta, da un lato, la continuità con la politica di Lula, ma anche uno degli esponenti più di prestigio del Partito.

Figlia di un immigrante bulgaro, Dilma Rousseff è cresciuta in una famiglia borghese nella regione del caffè, Minas Gerais. Fino agli anni '60 la Rousseff fu legata all'ambiente borghese di cui faceva parte. Durante gli anni di liceo, però, entrò in contatto con i primi gruppi politici di sinistra e la sua vita cambiò di colpo.

Nel 1964, a soli 17 anni, entrò nell'organizzazione politica POLOP (Política Operária), fondata nel 1961 da una costola del Partido Socialista Brasiliano. L'organizzazione si divise tra chi sceglieva la via del socialismo e chi la lotta armata. La Rousseff scelse la lotta armata ed entrò nel COLINA, comando di liberazione nazionale (Comando de Libertação Nacionale).

Nel 1969 fu tra i fondatori della Vanguarda Armada Revolucionária Palmares (VAR Palmares), "organizzazione politico-militare di carattere partitico, marxista-leninista, che si propone di prendere il potere e costruire il socialismo" (così recitava il loro statuto).

Nella Vanguarda Armada la Rousseff ricoprì diversi ruoli chiave, tanto da ottenere in soprannome "Giovanna d'Arco della sovversione". Nel 1970 fu arrestata e portata nel il centro di tortura istituito dalla dittatura militare (Operação Bandeirante, Oban) dove fu torturata e scontò tre anni di progionia.

Una volta uscita si iscrisse all'università, dove studiò economia. Dopo un breve periodo da imprenditrice, si diede alla corriera politica. Anche se per fu privata per 18 anni dei suoi diritti politici. Nel 1977, infatti, il suo nome venne pubblicato nel giornale O Estado de S. Paulo in una lista di 97 sovversivi infiltrati nella macchina pubblica.

Il suo passato e i suoi legami con i gruppi terroristici di estrema sinistra sono stati spesso oggetto di discussione e di critiche da parte dell'opposizione. A quanto pare, però, la Rousseff non prese mai parte alle operazioni militari e il suo contributo fu per lo più di coordinamento.

Una curiosità: così come il Kenia festeggiò la vittoria di Barack Obama (il cui padre era keniota), la Bulgaria ha festeggiato per l'elezione della Rousseff. I media bulgari, infatti, descrissero la Rousseff come la "dama di ferro", cioè la Margaret Thatcher brasiliana.