L'indipendenza dalla corona britannica fu graduale e, se confrontata con gli altri possedimenti dell'impero, del tutto pacifica. Nel 1900, infatti, il parlamento di Westminster ratificò la Costituzione proposta dalla prima assemblea costituente australiana, formata nel 1897. Del resto, da sempre le colonie australi avevano goduto di una notevole libertà.

L'assegnazione dalla capitale era contesa tra le maggiori città australiane, Sydney e Melbourne. Per par condicio fu scelta Canberra, a metà strada tra le due metropoli. Nei primo conflitto mondiale, l'Australia combatté a fianco della Gran Bretagna, subendo gravi perdite, con 60.000 soldati morti e più di 100.000 feriti.

Negli anni del primo dopoguerra, il governo di Canberra intensificò i rapporti con Washington, tanto da diventare il maggior partner commerciale, anche negli anni bui della Grande Depressione. La seconda guerra mondiale toccò anche le città australiane, dopo l'invasione giapponese dell'isola di Nuova Guinea. L'intervento americano fu risolutivo e, dopo la fine del conflitto, l'Australia fu uno dei paesi fondatori delle Nazioni Unite.

I rapporti tra Stati Uniti e Australia conobbero un momento di tensione in occasione della guerra in Vietnam. Con l'elezione a primo ministro del laburista di Gough Whitlam, nel 1972, fu abolita la leva obbligatoria e fu ritirato il contingente australiano impegnato a fianco dei Marines nel paese asiatico. Inoltre, Whitlam riallacciò relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese.

Lo scontento popolare e la crescente opposizione interna costrinsero Whitlam a dimettersi, spianando la strada all'elezione del premier liberale Malcom Fraser, il quale si impegnò a ristabilire rapporti stabili con Stati Uniti e Gran Bretagna.