Dalla rivoluzione francese alla Terza Repubblica
La storia francese racconta delle profonde trasformazioni che segnarono tutta l'Europa occidentale, soprattutto a partire dalla fine del '700. L'illuminismo, l'ampio movimento di pensiero nato nella seconda metà del XVIII secolo, sfociò nell'evento "rivoluzionario" più significativo di tutto il Vecchio Continente.
La rivoluzione francese, infatti, non fu solo una delle prime esperienze repubblicane in Europa (la prima volta fu nel 1646 in Inghilterra con Oliver Cromwell), ma fu il primo movimento politico-rivoluzionario basato su un'ideologia laica e non religiosa. Il sogno della Rivoluzione, culminata nella presa della Bastiglia del 14 luglio 1789, però, si trasformò ben presto in un incubo.
Nell'arco di pochi anni, la Prima Repubblica francese si trasformò in vero e proprio regime dittatoriale, comandato da Robespierre che reprimeva l'opposizione con la ghigliottina. Intanto, durante gli anni del Terrore, il paese dovette resistere alla forze realiste e all'offensiva delle monarchie europee. In una situazione del genere si fece largo un giovane generale corso, Napoleone Bonaparte.
L'ascesa di Napoleone coincise, inevitabilmente, con la fine dell'esperienza repubblicana (con tutti i limiti imposti da Robespierre e dai suoi uomini). Con un colpo di stato il generale spodestò il Direttorio e nel 1804 si autoproclamò Imperatore dei Francesi, con il nome di Napoleone 1° e, l'anno dopo, fu incoronato nel Duomo di Milano Re d'Italia.
Ma la monarchia di Napoleone sancì comunque la nascita di una nuova era, in cui il monarca non era tale per volontà di Dio, ma per acclamazione popolare. Del resto, la reggenza di Napoleone diede alla Francia, e soprattutto a Parigi, nuovo lustro e splendore. L'industria e l'agricoltura furono fortificate e la vocazione espansionistica portò il paese a combattere di nuovo contro le altre nazioni europee, in particolar modo contro la Russia degli zar e l'Inghilterra difesa dallo storico condottiero Horace Nelson.
La disfatta nella terra degli zar costrinse Napoleone, infatti, ad abdicare a favore di suo figlio e rinunciare alla totalità dei suoi poteri. Dopo un breve periodo di soggiorno forzato all'Isola d'Elba, Napoleone tornò a Parigi dove regnò per cento giorni. A Waterloo, il 18 giugno 1815, Nelson sconfisse il condottiero francese che fu esiliato nella remota isola di Sant'Elena (nella parte meridionale dell'oceano Atlantico), dove morì il 5 maggio 1821.
La fine di Napoleone permise le nazioni vincitrici a restaurare il cosiddetto Ancient Regime, cioè smantellare, con la Conferenza di Vienna del 1815, l'impero francese e rimettere sul trono le rispettive dinastie monarchiche. In Francia venne restaurata la monarchia Borbone di Luigi XVIII. L'esperienza repubblicana, però, aveva lasciato tracce indelebili nella società francese. Dopo solo 15 anni scoppiarono nuove insurrezioni popolari e nel 1848 fu inaugurata la Seconda Repubblica, di ispirazione socialista, guidata da personaggi come Alphonse de Lamartine, che integrava il sentimento rivoluzionario all'etica cristiana, e Luis Blanc il cui pensiero era di chiara ispirazione socialista e anti-liberale.
La nuova fase repubblicana fu, però, molto breve, nel 1852 Luigi Napoleone (nipote del condottiero) venne eletto Presidente della Seconda Repubblica, sancendone la fine: nel 1853 fu nominato imperatore col titolo di Napoleone III. Napoleone III regnò fino al 4 settembre 1870, quando fu fatto prigioniero dalle truppe prussiane durante la battaglia di Sedan. Si aprì così una nuova crisi nella politica francese. Il governo provvisorio fu retto da Adolphe Thiers, nominato presidente della Terza Repubblica, il 31 agosto 1871. Da allora il paese non ha mai più abbandonato il sistema repubblicano.
[Nell'immagine: Napoleone]
J'accuse! e l'affare Dreyfus
Nel 1894 l'ufficiale francese, Alfred Dreyfus, ebreo di origine alsaziana, fu accusato di spionaggio a favore della Prussia. Tra il 19 e il 22 dicembre dello stesso anno subì un processo a porte chiuse, dal quale fu condannato ai lavori forzati, dopo aver subito la cerimonia di degradazione. Nel 1896 il caso fu riaperto dal colonnello Georges Piquart, il quale presentò una lunga documentazione che dimostrava l'innocenza di Dreyfus e accusava il maggiore Ferdinand Walsin-Esterházy di aver commesso il fatto. Nonostante Picquart fosse stato rimosso dall'incarico, riuscì a lanciare una massiccia campagna di sensibilizzazione nei confronti di Dreyfus che culminò con la famosa lettera al presidente Félix Faure di Émile Zola, J'accuse!, pubblicata il 13 gennaio 1898 sulla rivista letteraria Aurore. A causa del J'accuse!, Zola fu condannato a un anno di carcere e a tremila franchi di ammenda per vilipendio delle forze armate. La situazione si risolse solo il 12 luglio 1906, (Zola era già morto da quattro anni). La corte di cassazione revocò la sentenza contro Dreyfus il quale venne reintegrato nell'esercito. A distanza di poco più di un secolo, l'affaire Dreyfus sembra avere molti elementi moderni, compreso, purtroppo, l'antisemitismo che avrebbe portato all'ascesa nazista in Germania. D'altro canto, si tratta del primo caso mediatico, in cui la forza dell'opinione pubblica riesce a far pressione sulle istituzioni dello stato. In qualche modo un esempio "moderno" di democrazia.
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