Dopo i tremendi attentati kamikaze che l'11 marzo 2004, all'alba dell'elezioni generali, uccisero 191 persone e ne ferirono 2057, la guida del Paese passò da Aznar al leader del partito socialista, José Luis Rodríguez Zapatero.

Aznar e il suo governo, infatti, accusarono l'ETA di aver organizzato l'attentato, ma già nelle manifestazioni di solidarietà con le vittime degli attentati molti dimostranti accusarono il governo di nascondere la verità. Il 13 marzo, la giornata di riflessione prima del voto, migliaia di persone si riunirono a Madrid sotto il quartier generale del PP per protestare contro Aznar e chiedere la verità sugli attentati.

Il giorno dopo, a discapito di tutti i sondaggi pre-elettorali, il PSOE vinse ottenendo la maggioranza relativa del paese. Le indagini furono chiuse nel 2006. Secondo i dati pubblicati del fascicolo giudiziario, l'attentato fu organizzato da una cellula terrorista legata ad al-Qaeda, come un atto "dimostrativo" contro l'intervento spagnolo nella guerra in Iraq.

Tra i privi provvedimenti del nuovo esecutivo, infatti, vi fu il ritiro dall'Iraq. Da un punto di vista economico, l'orientamento non cambiò sensibilmente rispetto al precedente premier Aznar. Durante il primo mandato, infatti, Zapatero continuò le politiche di privatizzazione e liberalizzazione. Alle elezioni del 2008, il PSOE si è riconfermato partito di maggioranza, riconfermando il suo leader alla guida della Spagna.