In Turchia, il genocidio del popolo armeno iniziò prima della scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando il paese (ancora parte dell'impero Ottomano) era retto dal governo dei Giovani Turchi, movimento politico salito al potere nel 1908.

Per paura che l'etnia armena, di fede cristiana, potesse allearsi con la Russia degli zar e invadere la Turchia, Ankara decise di sterminare tutti gli armeni presenti nella regione della Cilicia: solo nel 1909 ne furono massacrati 30.000.

Durante gli scontri del primo conflitto mondiale, i soldati armeni passarono al fronte nemico, entrando a far parte dell'esercito russo. La repressione turca non tardò ad arrivare: a partire dal 1915, vennero deportati 1.200.000 armeni, quelli che non furono massacrati dall'esercito turco, morirono di fame o malattie.

Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio armeno. Dall'altra parte del Vecchio Continente la risposta è netta: oltre a osteggiare l'ingresso turco nell'Unione Europea, la Francia punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. In Turchia, invece, il solo nominare in pubblico l'esistenza del genocidio è perseguibile con l'arresto e la reclusione fino a tre anni, in quanto gesto anti-patriottico.