La cultura algerina, come spesso succede nelle ex colonie, risente fortemente degli influssi francesi, alternandoli e immergendoli in una realtà connotata da molteplici elementi arabi e africani. Del resto, molti di quelli che vengono considerati tra i più importanti intellettuali francofoni, come Jaques Derrida, Albert Camus, Hélène Cixous, sono nati nella colonia nordafricana.

La presenza francese ha lasciato delle tracce indelebili, forse ancora più significative di altre esperienze coloniali. Il controllo dei francesi, infatti, era tale da garantire all’Algeria nel 1947 lo status di territorio metropolitano. Il francese è considerato lingua di prestigio, tanto da essere stato per anni l’unico usato nelle università algerine. Dopo l’indipendenza, il processo di nazionalismo del paese ha promosso con vigore l’utilizzo della lingua e della cultura araba, al fine di ricreare una identità nazionale che con la dominazione francese si era frantumata sotto il peso dei gendarmi e dei burocrati d’oltralpe.

Il processo di arabizzazione, però, non ha tenuto conto delle minoranze berbere che, in Algeria, vivono soprattutto nelle zone più interne, al confine col Sahara. I berberi sono circa il 12% della popolazione e parlano vari dialetti del Tamazight che solo negli ultimi anni ha ottenuto lo status di lingua nazionale al pari dell’arabo.