I primi insediamenti umani risalgono a 40,000 anni fa, ma le etnie che compongono l’attuale popolazione nigeriana si stabilirono nella regione alla fine del primo millennio a.C.: gli Yoruba ad ovest del fiume Niger, gli Hausa a nord e gli Ibo a sud-ovest. Attorno al XII secolo giunsero i predicatori arabi che convertirono gran parte degli Hausa seguendo le carovane dei Fulani, popolazioni nomadi che si spostavano dal fiume Senegal verso est.

I portoghesi furono i primi pionieri ad esplorare le coste occidentali dell’Africa, aprendo la strada ai traffici d’oro e spezie, prima, e alla tratta degli schiavi, poi.

In pochi anni, arrivarono le altre nazioni europee che, attorno al XVII secolo, avevano intrapreso l’avventura coloniale. Nel 1807, la Gran Bretagna abolì il commercio di esseri umani e aumentò la presenza navale lungo la costa ovest per garantire il divieto.

Negli stessi anni gli inglesi intensificarono i commerci con la Nigeria e inviarono società missionarie alla scoperta dei territori interni. Nel 1886, per vincere la concorrenza tedesca e francese, nacque la Royal Niger Company alla quale fu affidato il controllo dei commerci lungo il fiume e l’amministrazione dei territori interni. Nel 1901 la Nigeria divenne protettorato britannico.

L’amministrazione di sua Maestà affidò i governo della regione de facto ad una serie di autorità locali, spesso in conflitto tra di loro. La colonizzazione in Nigeria, infatti, come in gran parte dell’impero britannico, fu condotta seguendo il principio del divide et impera, secondo il quale conveniva sfruttare le divisioni settarie e frammentare l’autorità locale, riducendo così ogni possibilità di ribellione da parte delle popolazioni indigene.

Tale sistema politico creò enormi scompensi all’interno delle strutture politico-sociali nigeriane, alla base delle sanguinarie lotte civili che hanno devastato il paese (e l’Africa subsahariana in generale). Anche la crescita economica fu sbilanciata verso le regioni meridionali dove gli inglesi costruirono infrastrutture e scuole, mentre il nord a prevalenza musulmana rimase povero e arretrato. Dopo il secondo conflitto mondiale, i movimenti panafricani guadagnarono un tale consenso da spingere nel 1960 la Gran Bretagna a concedere gradualmente l’indipendenza. Tre anni dopo, la Nigeria divenne una repubblica con una costituzione i cui fondamenti si basavano su quella britannica, garantendo, almeno sulla carta, eguali diritti anche ai gruppi etnici minori.