Purtroppo il mondo ricorda il Ruanda soprattutto per il tragico genocidio del 1994, scaturito da un odio antichissimo tra le etnie Hutu e Tutsi. I primi, di origine Bantu, spostandosi lungo le rive del fiume Congo si spinsero fino all’attuale Ruanda attorno al primo millennio d.C. Quattro secoli dopo, giunsero i Tutsi, popolo Nilotico che ridusse a schiavitù gli Hutu.

Le civiltà precoloniali non lasciarono alcuna testimonianza scritta, pertanto le uniche notizie che possediamo sono quelle riportate dagli esploratori europei, in particolare dal britannico John Hanning Speke, uno dei primi ad addentrarsi, sul finire del XIX secolo, nelle zone più interne dell’Africa.

Dopo una serie di accordi con le popolazioni indigene, nel 1890 i tedeschi ottennero il controllo della regione del lago Tanganika (parte dell’attuale Tanzania), del Ruanda e del Burundi. Nonostante la presenza di 2.500 soldati, la Germania non cambiò le strutture politiche e sociali locali, piuttosto aiutò i capi Tutsi a sedare le rivolte Hutu, mantenendo così saldo il loro potere.

Durante la Prima Guerra Mondiale, i belgi, già presenti in Congo, inflissero gravi sconfitte all’esercito tedesco, ponendo sotto la propria influenza anche le loro colonie. A differenza dei predecessori, la presenza belga fu molto più influente, soprattutto per ciò che riguardava l’educazione e il settore agricolo, mentre rimaneva invariata la divisione sociale, basata sull’appartenenza etnica.

Dal 1936 l’appartenenza etnica veniva indicata anche sulla carta d’identità. Con l’appoggio cattolico, anche l’educazione fu diversificata su base razziale, tanto che tra il 1940 e il 1950 gli studenti del Ruanda-Burundi erano esclusivamente Tutsi. Il legame tra coloni, l’elite Tutsi e la Chiesa di Roma divenne quasi indissolubile quando, nel 1943, Mwami (re) Mutari III divenne il primo sovrano Tutsi a convertirsi al cristianesimo.

Sul finire degli anni ‘50, l’ondata di panafricanismo raggiunse anche la piccola colonia centro africana, diffondendo tra la popolazione un forte sentimento anti-coloniale, misto all’ideologia socialista. L'influenza di leader come Julius Nyerere e Patrice Lumumba, che predicavano eguaglianza per tutti i popoli africani, si fece sentire anche in Ruanda e nel 1957 Gregoire Kayibanda, fondò il Movimento di Emancipazione Hutu (PARMEHUTU, dal francese Parti du Mouvement de l'Emancipation Hutu).

In risposta, la monarchia Tutsi si organizzò nel partito dell'Unione Nazionale Ruandese (UNAR, acronimo dal francese Union Nationale Rwandaise, con l’obiettivo di ottenere l’indipendenza di Ruanda-Burundi. I belgi, considerando gli Hutu più controllabili, perorarono la loro causa, portando a termine la loro avventura coloniale con il referendum del 1962 in cui il Ruanda-Burundi venne scisso in due stati indipendenti.

Il Ruanda divenne una repubblica a prevalenza Hutu con a capo Mbonyumutwa, mentre la monarchia Tutsi continuò a regnare in Burundi. Nonostante la separazione, le tensioni etniche non si placarono e nel 1963, i Tutsi rifugiati in Burundi, nel tentativo di riconquistare il potere in Ruanda, fecero precipitare il paese nel primo di una lunga serie di massacri in cui persero la vita circa 14.000 persone.