Sebbene i reperti ritrovati nella regione risalgano a circa sei milioni di anni fa, le testimonianze di una prima civiltà indigena, conosciuta come D’omt, si attestano attorno all’ottavo sec. a.C.

Si tende a far coincidere l’inizio della storia etiope con la nascita del regno di Axum, databile attorno all’anno zero e decaduto nel 1270, con l’ascesa al potere della dinastia Salomonica (discendenti del re Salomone descritto nella Bibbia), di religione Cristiano Ortodossa.

All’inizio del XVI secolo i portoghesi furono i primi a stabilire relazioni diplomatiche durature con i sovrani etiopi, inviando truppe a difesa dell’imperatore Dawit contro il sultano Ahmad ibn Ibrihim al-Ghazi.

Nel 1880 salì al trono Sahle Selassie, col titolo di Imperatore Menilik II, il quale estese i suoi possedimenti verso sud, tracciando quelli che sono gli attuali confini dell’Etiopia.

Pochi anni dopo, l’Italia intraprese la sua avventura coloniale puntando proprio al regno di Etiopia, ma Menilik II sbarrò la strada all’esercito italiano nel 1896. In seguito alla battaglia di Adua, lo stesso anno fu firmato un trattato provvisorio di pace.

L’indipendenza durò fino a quando le truppe di Mussolini entrano in Addis Abeba nel 1936 e l’ Etiopia divenne parte dell’Africa Orientale Italiana, assieme ad Eritrea e Somalia.

In seguito alla dure sconfitte inflitte dai britannici al regime di Roma, il paese ritrovò l’indipendenza. Nel 1941, tornò al potere Haile Selassie, salito al trono nel 1930 e deposto all’arrivo degli italiani. Un anno dopo, Selassie abolì la schiavitù e intraprese una di riforme politiche per modernizzare la nazione.

In quegli anni cominciarono anche i primi scontri contro i separatisti eritrei (il piccolo stato confinante, infatti, era entrato a far parte di una confederazione assieme all’Etiopia).