Nel 1925, con un colpo di stato, il comandante militare Reza Palhavi salì al potere, auto proclamandosi Scià di Persia ("Scià" è l'italianizzazione della parola Shah, che in farsi vuol dire "imperatore"). La presa del potere di Palhavi coincise con il tentativo da parte dell'Unione Sovietica di invadere il paese. Sin dai primi anni del ventunesimo secolo, dopo il crollo dell'Impero Ottomano e la "scoperta" di vasti giacimenti petroliferi, l'Iran era entrato nelle mire espansionistiche delle nazioni europee.

Per tenere lontana sia l'ingerenza sovietica che quella britannica, Reza Palhavi stipulò una serie di accordi con la Germania di Hitler. Ma allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, per il suo supporto al regime nazista, le truppe Anglo-Sovietiche invasero l'Iran. Per garantire l'indipendenza del paese, Reza Palhavi, con l'appoggio degli Stati Uniti, fu costretto a lasciare il trono a suo figlio. Mohammad Reza Palhavi fu nominato Scià nel 1941, quando il paese era occupato dalle forze straniere, politicamente instabile e in ginocchio per la grave crisi causata dalla guerra.

Nonostante la difficile situazione, nei primi anni di Mohammad rifiorì la vita politica e culturale iraniana. In quegli anni, prese piede il Fronte Nazionale, un movimento formato da nazionalisti, partiti di sinistra non comunisti ed ecclesiastici il cui leader era Mohammad Mosaddeq, avvocato di lunga carriera, ostile alla casa reale. Dopo aver vinto le elezioni del 1951, come prima cosa Mosaddeq nazionalizzò l'industria petrolifera, e le tensioni tra il governo e lo Scià andarono peggiorando, fino a quando quest'ultimo non fu costretto a lasciare il paese e cercare riparo in Europa. Nel frattempo, con l'appoggio della CIA, Stati Uniti e Gran Bretagna organizzarono un colpo di stato ai danni di Mosaddeq, permettendo nel 1954 il rientro in patria dello Scià.

Un volta tornato nel suo paese, lo Scià, con l'aiuto dei servizi segreti statunitensi e israeliani, formò lo SAVAK (acronimo di Sazman-e Amniyyat va Ettela'at-e Keshvar, Organizzazione di Sicurezza Nazionale), una forza di polizia segreta, onnipresente a tutti i livelli della società iraniana. L'opposizione fu messa a tacere e il regime divenne sempre più duro. A partire dal 1963, lo Scià lanciò la Rivoluzione Bianca, un ambizioso programma sociale e politico che avrebbe dovuto trasformare l'economia e la società iraniana. In questo modo, il governo ridistribuì i terreni a 2milioni e mezzo di famiglie, favorendo la scolarizzazione e migliorando le condizioni sanitarie nelle aree più rurali del paese.

La riforma, però, non riuscì a portare sufficiente ricchezza ai piccoli coltivatori che si riversarono in massa nelle grandi città in cerca di fortuna. Inoltre, la Rivoluzione Bianca attirò a sé le ire degli ulema, i leader spirituali. Molte delle terre confiscate appartenevano alle vaqf, le associazioni caritatevoli che erano amministrate proprio da quest'ultimi.