Il Ghana è una repubblica dell’Africa Occidentale, affacciata sul golfo di Guinea e confinante con Costa d’Avorio (a ovest), Togo (a est) e Burkina Faso (a nord). Conosciuta come Costa d’Oro ai tempi della dominazione britannica, fu la prima nazione dell’Africa sub-sahariana a conquistarsi l’indipendenza, nel 1957. Una volta liberatosi dal giogo coloniale, il primo governo autonomo, guidato dal carismatico leader Kwame Nkrumah, tentò di ridurre il peso dell’agricoltura, settore dominante in epoca coloniale e finalizzato prevalentemente all’esportazione, favorendo la nascita di un sistema industriale nazionale.

Pur ottenendo alcuni successi, come la costruzione, con l’aiuto dell’Unione Sovietica, della diga di Akosombo sul principale fiume ghanese, il Volta, che garantì una produzione di energia elettrica in grado di soddisfare i crescenti bisogni nazionali, i piani di sviluppo di Nkrumah non ottennero i risultati sperati. La zoppicante crescita economica deluse le aspettative iniziali e generò un forte malcontento, cui Nkrumah rispose con un crescente autoritarismo. La tensione culminò nel colpo di stato militare del 1966, che estromise Nkrumah dal potere durante un suo viaggio all’estero ed avviò un ventennio di forte instabilità politica, in cui brevi parentesi democratiche si alternarono a lunghi periodi di controllo del potere da parte di giunte militari. Se la politica economica di Nkrumah era guidata da uno scopo preciso, ossia l’emancipazione del Ghana dalle relazioni con le vecchie potenze coloniali e lo sviluppo di un sistema industriale che rimpiazzasse l’agricoltura come principale settore riducendo la dipendenza del paese da prodotti d’importazione, nel ventennio successivo due differenti linee politiche si alternarono.

Da una parte, il blocco di potere che estromise Nkrumah nel 1966 ed organizzò e vinse le elezioni del 1969 puntava a ripristinare relazioni commerciali privilegiate con la Gran Bretagna ed incrementare la produzione agricola finalizzata all’esportazione, in particolare il cacao, collocando il Ghana all’interno del sistema capitalista occidentale. Dall’altra, i seguaci della linea non allineata di Nkrumah, che ripresero il potere con un colpo di stato nel 1972, cercarono di ridurre il peso della produzione di cacao e sviluppare, con sovvenzioni statali, altri settori. Queste politiche si rivelarono entrambe inefficaci: la volatilità del prezzo del cacao rese la dipendenza da questo tipo di esportazione particolarmente rischiosa, mentre l’esplosione del costo delle materie prime conseguente alla crisi globale del 1973 soffocò i tentativi di uno sviluppo industriale endogeno. L’eredità comune di queste politiche fu un insostenibile debito pubblico ed un’elevata inflazione, che resero gli investimenti nel paese estremamente problematici.

Un momento di svolta fu rappresentato dal governo di Jerry John Rawlings. Nel 1979, dopo aver ribaltato il precedente regime militare, l’allora poco più che trentenne luogotenente Rawlings promosse un nuovo governo civile ed un forte ricambio generazionale ad ogni livello nel paese. Tuttavia, a causa del perdurare delle difficoltà economiche e del crescente malcontento sociale nei confronti del nuovo governo, Rawlings riprese il potere nel 1981 e, dopo aver tentato per un paio d’anni di proseguire le politiche di sviluppo industriale endogeno intraprese dall’ultimo esecutivo e finanziate, seppur tra crescenti difficoltà, dall’Unione Sovietica, nel 1983 cambiò radicalmente strategia ed accettò un importante prestito dal Fondo Monetario Internazionale in cambio di una politica basata su imponenti tagli al settore pubblico, sull’apertura ai capitali stranieri e sulla svalutazione della moneta locale per favorire le esportazioni. Queste politiche ebbero inizialmente un effetto regressivo, al punto che il prodotto interno lordo si contrasse nei primi anni del nuovo corso. Tuttavia, la stabilità politica garantita dal carisma di Rawlings, la possibilità di investimenti resa possibile dall’aiuto internazionale e l’afflusso di capitali stranieri, rassicurati dalla stabilità del nuovo contesto, avviarono il Ghana verso una progressiva crescita economica.

Dalla fine degli anni ’80 ad oggi il paese ha conosciuto un costante incremento del suo prodotto interno lordo nonché del benessere generale della popolazione, al punto da guadagnarsi l’ottavo posto come indice di sviluppo tra i paesi africani, alle spalle dei ricchi paesi dell’Africa australe, come Namibia, Botswana e Sudafrica; del Gabon, il più longevo esportatore di petrolio del continente; e delle piccole isole rese floride dal turismo internazionale, come Seychelles, Mauritius e Capo Verde. Il prodotto interno lordo ha continuato a crescere nonostante la crisi globale del 2008 sia in termini assoluti, sia come quota pro capite, e gli investimenti in educazione e sanità in proporzione al PIL hanno oggi livelli in linea con quelli dei paesi sviluppati, rispettivamente al 5,4% e 4,3%, sebbene il tasso di analfabetismo superiore al 30% ed un’aspettativa di vita intorno ai 64 anni dimostrino come ci sia ancora molto da investire in questi settori. La scoperta di pozzi petroliferi negli anni ’80 che, dopo una prima fase di analisi e preparazione, stanno cominciando ad essere pienamente sfruttati, dovrebbe garantire il proseguo di questo trend di crescita anche negli anni a venire.

Oltre alla svolta per ciò che concerne la crescita economica, Rawlings è ricordato come l’artefice della costituzione democratica più longeva del Ghana, quella del 1992, l’unica, finora, in grado di garantire pacifici avvicendamenti ai vertici del paese. Infatti, dopo un periodo di controllo assoluto da parte della sua giunta militare, Rawlings prima permise consultazioni a livello locale, nel 1988, per poi consentire libere elezioni parlamentari e presidenziali, in seguito all’approvazione della nuova costituzione. Rawlings le vinse e divenne presidente, carica che ricoprì fino al 2000, dopo essere stato riconfermato nella tornata elettorale del 1996. Successivamente non si ricandidò, avendo raggiunto il limite di due mandati previsto dalla costituzione, ed il suo partito, il National Democratic Congress (NDC), fu sconfitto dal candidato dell’opposizione, John Kufuor, anch’esso confermato per due mandati, fino al 2008, quando l’NDC torno al potere con il vecchio vice presidente dell’era Rawlings, John Atta Mills. Nel mese di dicembre si svolgeranno le prossime elezioni per scegliere un nuovo presidente, essendo Atta Mills deceduto pochi mesi fa e sarà interessante vedere se l’ormai ventennale democrazia ghanese confermerà la sua stabilità. La gestione delle rendite petrolifere, spesso problematica nel continente africano, così come il contenimento del sempre elevato debito pubblico e la necessità di migliorare le condizioni di vita di gran parte della popolazione saranno le sfide cruciali per il prossimo governo.