Dopo la Prima Guerra Mondiale, a cui gli Stati Uniti presero parte soltanto nella fase finale a fianco di Francia, Gran Bretagna e Italia, l'economia e la società americana attraversarono una fase di profonda trasformazione.

Nella prima parte degli anni '20 gli Stati Uniti godettero di un periodo di grande prosperità. In tutto il mondo industrializzato, l'economia americana rimaneva l'unica capace di crescere a passi da gigante.

La produzione aumentò in maniera esponenziale e con essa anche il credito finanziario che avrebbe portato al crollo di Wall Street (sede della borsa americana) del 24 ottobre 1929. Da un punto di vista sociale e culturale, il Jazz, la cosiddetta musica dei neri, superò i confini della comunità afroamericana e Harlem, storico quartiere nero di New York, divenne il centro del divertimento della più importante città statunitense.

Ma gli anni '20 furono anche gli anni del proibizionismo che durò fino al 1933. Nel tentativo di diminuire il tasso di alcolismo a livello nazionale, il 29 gennaio 1919 il governo di Washington approvò il diciottesimo emendamento della Costituzione, attraverso il quale si proibiva la produzione e la vendita di alcolici (ma non la detenzione).

Il giudizio che ne danno gli storici è generalmente negativo, poiché a differenza da quanto prefisso, il proibizionismo favorì il crimine organizzato. Del resto, gli anni '20 sono ricordati come gli anni di Al Capone e della mafia italoamericana di Chicago. Simbolo delle profonde trasformazioni avvenute a cavallo dei due conflitti mondiali fu senza dubbio Henry Ford. Nel 1903 all'età di 40 anni, l'industriale fondò a Detroit la Ford Motor Company.

L'idea rivoluzionaria di Ford fu quella di creare una macchina accessibile alle famiglie medie americane, abbattendo il prezzo di costo delle automobili con l'introduzione della catena di montaggio. Ford fu pioniere del welfare capitalism, una politica aziendale che tendeva al benessere del lavoratore piuttosto che al suo sfruttamento. Il lavoratore, infatti, doveva essere possibile acquirente di automobili Ford. Ma nonostante l'impegno pacifista mostrato durante la Prima Guerra Mondiale, la personalità di Henry Ford sembra essere avvolta da ombre oscure che lo collegano all'ideologia nazista.

Dal 1920 al 1927, infatti, l'industriale fece pubblicare sul suo giornale, il Dearborn Independent, una serie di articoli noti come I Protocolli dei Savi di Sion raccolti poi in 4 volumi, The International Jew, the World's Foremost Problem (L'ebreo internazionale, il principale problema mondiale). Pubblicate dal Dearborn nella forma di presunto "documento" segreto, i Protocolli descrivevano un ipotetico piano per la conquista del mondo da parte degli ebrei.

Le pubblicazioni del Dearborn influirono non poco sulla stima che Hitler nutriva per Ford, tanto che pare il Führer avesse una sua foto appesa alla parete. In seguito ad una crescente violenza contro la comunità ebrea, l'avvocato e attivista ebreo Aaron Sapiro citò in giudizio Ford costringendolo a chiudere il giornale nel 1927. Il processo non dimostrò un diretto coinvolgimento di Ford nella pubblicazione né dei Protocolli né de The International Jew, ma di sicuro il Dearborn fu portavoce della destra più estrema in America.

Gli anni '20 si chiusero con un uno scossone economico che da Wall Street raggiunse tutti i paesi industrializzati in poco più di un mese (tempi record se si pensa alla mancanza di mezzi d'informazione paragonabili a quelli moderni).