Gli Stati Uniti hanno una struttura federale, composta da 50 stati. Distretto separato è quello di Columbia (in inglese, District of Columbia), che ospita la capitale, Washington, sotto la diretta autorità del Congresso, più 14 isole sparse tra l'Atlantico e il Pacifico (molte di queste disabitate), come Porto Rico che dipende dagli Stati Uniti. La Costituzione – La prima stesura della Costituzione degli Stati Uniti risale al 17 settembre 1787, quando fu firmata dai rappresentanti dei 13 stati che, all'epoca, si affrancarono dal dominio britannico.

Sebbene sia stata modificata più volte, ancora oggi i principi base rimangono gli stessi. Uno fra tutti è l'uguaglianza dei cittadini nei confronti della legge, i quali beneficiano egualmente del diritto alla protezione da essa fornita. Nella costruzione dello stato nordamericano, tutti gli stati membri sono uguali e nessuno può ricevere un trattamento speciale dal governo federale, così come ogni stato deve riconoscere e rispettare le leggi degli altri. Inoltre, i governi statali, come il governo federale, devono avere una forma repubblicana, la cui autorità finale risiede nel popolo.

"Rivoluzionaria" per l'epoca, la Costituzione americana sancisce un punto fondamentale per la creazione e la preservazione del sistema democratico, cioè la divisione dei poteri. Esistono, infatti, tre branche principali di governo: potere esecutivo, potere legislativo, e potere giudiziario, separati e distinte l'uno dall'altro, laddove ogni branca è controllata e bilanciata dall'altra, in modo di evitare eccessi di potere.

Il potere dei rappresentanti pubblici è limitato e sottoposto all'approvazione dell'elettorato che si esprime attraverso il diritto di voto. Unica eccezione sono le nomine a vita, da parte del Presidente, dei giudici della Corte Suprema e di altri giudici federali. Secondo quanto sancisce l'Articolo I della Costituzione americana, il potere legislativo (cioè il potere di fare le leggi) è affidato al Congresso degli Stati Uniti, composta dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato.

La Camera dei Rappresentanti viene rinnovata ogni 2 anni. Tale tempistica permette che l'elezione dei rappresentanti coincida con l'elezione del Presidente e con la metà del suo mandato (le cosiddette elezioni di mezzo termine, in inglese mid term). Il numero dei rappresentanti eletti nella Camera è proporzionale al numero di elettori di ogni singolo stato, mentre in senato vengono eletti due senatori per stato. Il sistema bicamerale statunitense, in cui il rapporto di rappresentanti legato alla popolazione dei singoli stati è, per così dire, bilanciato dai 2 senatori eletti per ogni stato, risponde ad un'esigenza apparsa con la stessa creazione della nazione.

I Padri fondatori della Costituzione erano divisi tra chi, rappresentando gli Stati più popolosi, avrebbe voluto che il Parlamento venisse eletto in base alla popolazione residente nei vari Stati e chi, provenendo dagli Stati meno popolosi, sosteneva l'identica rappresentanza per tutti gli Stati membri. Alla fine si giunse ad un compromesso, conosciuto come Connecticut Compromise, in cui il potere legislativo veniva diviso tra due rami del Parlamento. La Camera dei Rappresentanti, quindi, diventava rappresentativa del popolo (e quindi il numero dei membri eletti dal singolo stato dipendeva dall'entità della popolazione) e l'altra, il Senato, espressione degli Stati (con un identico numero di rappresentanti svincolato dal loro peso demografico).

Negli Stati Uniti (con eccezione dello stato di Louisiana) vige il sistema giuridico chiamato Common Law, mutuato dalla Gran Bretagna. Tale sistema è fondato su leggi non scritte, ma ogni sentenza diventa precedente alla quale devono attenersi le future decisioni giurisprudenziali. L'articolo II della Costituzione riguarda il potere esecutivo, cioè il potere di applicare le leggi, affidato al Presidente degli Stati Uniti, in carica massimo per due mandati di 4 anni ciascuno.

Il Presidente è anche capo delle forze armate e ha il potere di raccomandare al Congresso le misure che ritiene necessarie ed opportune, di nominare consiglieri, di accordare la grazia e di sospendere le pene per i reati puniti a livello federale. Ma può anche esercitare il diritto di veto sulle leggi approvate da entrambi rami del Congresso. Secondo la Costituzione americana, infatti, è possibile che l'appartenenza politica di Presidente e Congresso non coincidano, come spesso succede dopo le elezioni di mezzo termine.

L'Articolo II determina anche gli estremi per la procedura dell'impeachment, cioè la sfiducia nei confronti dell'esecutivo (dal Presidente, al vice presidente e agli altri funzionari delle amministrazioni statali). Promotori dell'impeachment sono la camera dei Rappresentanti (con la semplice maggioranza) ed il Senato (con un voto favorevole pari al 2/3). Nella storia degli Stati Uniti, solo due presidenti hanno subito il procedimento di impeachment: nel 1868 fu sfiduciato Andrew Johnson, vice di Abramo Lincoln, succedutogli dopo l'assassinio di quest'ultimo e nel 1998 Bill Clinton per l'affare Monica Lewinsky (per lo scandalo Watergate, il presidente Richard Nixon si dimise poco prima dell'impeachment)

Secondo l'Articolo III della Costituzione, il potere giudiziario (cioè il compito di far rispettare le leggi) è affidato alla Corte Suprema (Supreme Court of the United States), presieduta dal Chief Justice of the United States, e composta da 8 membri, Associates Justices, nominati a vita dal Presidente, con il consenso del Senato. Le funzioni della Corte Suprema sono di due tipi. Nella Original jurisdiction (competenza in primo grado di giudizio) la Corte decide in prima ed unica istanza alcuni tipi di controversie, come nel caso di ambasciatori, consoli e rappresentanti stranieri. Nell'Appellate jurisdiction (giurisdizione d'appello) la Corte, invece, si pronuncia sull'impugnazione (cioè la richiesta di un controllo di una sentenza da parte di un giudice diverso da quello che la emessa) di una sentenza emessa da una corte inferiore.

Nella giurisdizione d'appello la Corte può decidere su richiesta di un giudice federale che, chiamato ad applicare una legge, l'abbia considerata in contrasto con la Costituzione, una legge federale od un trattato stipulato dalla Federazione La Costituzione viene considerata la legge suprema degli Stati Uniti, in quanto qualsiasi legge, federale o statale, venga in contrasto con la Costituzione, è da considerarsi nulla e priva di effetto.

La Costituzione americana prevede la possibilità di essere modificata. Al tempo stesso, come garanzia di democrazia, tale possibilità non può essere esercitata così facilmente, in questo modo, sin dalla sua prima formulazione, venne data la possibilità di introdurre degli emendamenti (proposta di parziale modifica di una legge o di una proposta di legge). Per introdurre nuovi emendamenti alla Costituzione, bisogna che il Congresso dia il via alla procedura con due terzi del voto favorevole in ogni camera (Senato e Camera dei Rappresentanti).

Un iter differente prevede che le legislature dei due terzi degli stati della federazione possano chiedere al Congresso di indire una convenzione nazionale per introdurre nuovi emendamenti. In entrambi i casi, gli emendamenti devono avere l'approvazione delle legislature di tre quarti degli stati esistenti, prima di diventare parte della costituzione. Da un punto di vista pratico, tale sistema rischia di essere piuttosto macchinoso, inficiato soprattutto dalla disparità di popolazione dei singoli stati. Alcuni stati, infatti, che rappresentano soltanto il 4% del popolo americano, in teoria sono in grado di bloccare gli emendamenti desiderati dal resto della popolazione.