Con la morte di Yuan Shikai e la fine della prima guerra mondiale, in Cina si aprì una nuova crisi. Il Giappone, infatti, ripresentò le "Ventun domande" per inglobare la Terra di Mezzo nella propria sfera di interesse. La mattina del 4 maggio 1919, un gruppo di studenti rappresentanti di 13 università cinesi si incontrarono a Pechino, chiedendo al governo di rifiutare gli accordi di Versailles. In poche ore circa 3.000 studenti raggiunsero piazza Tiananmen.

Dopo la sconfitta della Germania, le nazioni vincitrici si riunirono a Versailles (da dove venne stilato il documento che poneva fine al conflitto mondiale) dove assegnarono i possedimenti tedeschi d'oriente al Giappone. Di nuovo, la popolazione cinese insorse. La protesta prese il nome di Movimento del 4 maggio ed ebbe un impatto fortissimo sulla politica e la società cinese. I protestanti dimostrarono il fallimento del confucianesimo, per il quale contemplava l'esilio volontario come unico modo per esprimere il proprio dissenso nei confronti dell'autorità.

Grazie all'appoggio del Movimento, dopo una serie di rivolte contro il governo di Pechino, Sun Yat-Sen riuscì a riportare il Kuomintang (il partito nazionale) al potere. Ma, con la morte di Yuan Shikai, ormai la Cina aveva perso la sua unità, sopraffatta dai capi militari del Beiyang che di fatto controllavano le province.

A partire dal primo decennio del XIX secolo, anche in Cina, fecero la loro comparsa i primi movimenti di ispirazione comunista. All'interno del Kuomintang, infatti, cominciarono ad infiltrarsi membri del Komitern sovietico (la parola tedesca è contrazione dei Kommunistische Internationale, cioè la Terza Internazionale Comunista, il comitato che coordinava i partiti comunisti di tutto il mondo). Grazie all'appoggio sovietico, il primo luglio del 1921 nacque il Partito Comunista Cinese (PCC), a cui prese parte anche un giovane Mao Zedong.

Sebbene il PCC fosse un'entità politica molto piccola (alla sua fondazione, il partito comunista contava soltanto 300 iscritti, e 1.500 nel 1925, a differenza, nello stesso anno il Kuomintang ne aveva ben 150.000), Sun Yat sfruttò la presenza comunista per guadagnare l'appoggio dell'Unione Sovietica. Scopo di Sun era, da un lato, riunificare il paese e porre fine allo strapotere dei signori della guerra, dall'altro, arrestare l'ingerenza straniera. La Cina era di sicuro un alleato importante, così l'URSS decise di perorare la causa del partito nazionalista, ordinando al PCC di collaborare col KTM.

Ma la morte del primo rivoluzionario cinese nel 1925 fece cambiare drasticamente rotta alla Cina. A capo del partito Nazionalista venne nominato Chiang Kai-shek, già braccio destro di Sun Yat. Contrario all'ideologia marxista, Chiang si rifiutò di collaborare con i comunisti, tanto che nel 1927 l'alleanza KTM-PCC si spezzò definitivamente. Furono anni di grande caos, con la Cina divisa fra 3 capitali: Pechino, ancora in mano ai signori della guerra, Wuhan (nella regione centrale dello Hubei) governata dai comunisti e dall'ala sinistra del HTM e Nanchino, nella Cina nord orientale, sede del governo nazionalista del KTM.

In breve tempo, Chiang riuscì a imporre la sua linea politica a tutto il KTM e nel frattempo mettere all'angolo sia i signori della guerra che i comunisti. Negli anni successivi, infatti il PCC subì gravi perdite: le insurrezioni di contadini nella provincia dello Hunan organizzate da Mao Zedong fallirono, mentre le fazioni di sinistra del KTM cacciarono i comunisti dalla città di Wuhan. Al contrario, l'unica capitale ad essere riconosciuta a livello internazionale fu Nanchino. Sul finire del 1928, sotto la guida di Chiang, la Cina sembrò avviarsi verso l'unificazione. Per 9 anni, dal 1928 al 1937, il Kuomintang guidò la Cina verso la formazione di un paese indipendente, ridimensionando le ambizioni straniere, e modernizzando le strutture economiche e governative. In quegli anni la lingua cinese fu standardizzata sulla base del Mandarino e sistema giudiziario e scolastico furono riformati.

Intanto la presenza giapponese continuava a pesare sul governo di Nanchino. A partire dal settembre 1931, Tokyo aveva nominato l'imperatore Pu Yi, all'epoca poco più che ventenne, a capo di un fantomatico stato di Manchukuo, in quella che una volta era la Manciuria.

I comunisti imposero al KTM, sequestrando nella città di Xi'an lo stesso Chiang Kai-shek, un'alleanza militare per fermare l'ingerenza giapponese. Dopo una serie di scontri alle porte di Pechino (il più noto fu quello lungo il ponte di Marco Polo nel 1937) tra le truppe cinesi e nipponiche, scoppiò un secondo conflitto tra le due nazioni asiatiche. Nonostante dalla nuova alleanza tra KTM e PCC fosse nato l'Esercito Rivoluzionario Nazionale, in cui si fondevano militari del partito nazionale e comunisti, la superiorità militare giapponese era innegabile. In breve tempo, infatti, i giapponesi occuparono Shanghai, Nanchino e la regione dello Shanxi. Negli scontri fu coinvolta anche la popolazione civile, come testimonia il tragico massacro di Nanchino dove morirono circa 300.000 civili.

Man mano che l'esercito nipponico avanzava, la cooperazione tra il partito comunista e quello nazionalista andò sfasciandosi sempre più. In questa situazione caotica, i comunisti cercarono di spingere la popolazione contro il KTM, organizzando assemblee e introducendo, laddove riuscivano ad ottenere potere, riforme locali. La guerra fu dichiarata ufficialmente nel 1941, come fronte orientale della Seconda Guerra Mondiale. L'intervento di Stati Uniti e di Unione Sovietica infatti, fu provvidenziale per la vittoria cinese. Le nazioni impegnate nella lotta contro Germania e Giappone, videro nella risoluzione del conflitto sino-nipponico un'occasione importantissima per fermare le ambizioni di Tokyo. Il 15 agosto 1945, le truppe alleate liberarono definitivamente il territorio cinese.

Dopo il lungo conflitto contro il Giappone, il partito nazionalista entrò in una fase di profonda crisi. A partire dal 1948, dopo una serie di falliti tentativi di riformare il paese, il Kuomintang fu sopraffatto dal dilagare della corruzione. Diversamente, l'Armata Rossa (o Esercito di Liberazione del Popolo) guidato dal Partito Comunista cominciò la sua avanzata dalle regioni de Nord Est. Lungo la sua strada l'armata rossa non incontrò particolare resistenza, anzi conquistò Pechino nel 1949 senza dover nemmeno combattere. Tra aprile e novembre dello stesso anno, molte città passarono dal controllo del KTM a quello del PCC.

Man mano che l'avanzata comunista diventava sempre più inarrestabile, Chiang Kai-shek decise di abbandonare la terra ferma e riparare a Taiwan. Con un contingente di centinaia di migliaia di uomini e 2 milioni di rifugiati, il capo del Kuomintang riparò nell'isola orientale, dove nel dicembre 1949 dichiarò la nascita della Repubblica cinese, con capitale Tapei, pochi mesi che Mao Zedong ebbe proclamato la nascita della Repubblica Popolare Cinese. La fuga di Chiang Kai-shek segnò una frattura non ancora rimarginata nella storia cinese. Sia la Repubblica di Cina sia la Repubblica Popolare hanno continuato a sostenere di essere l'unica autorità legittima dell'intera Cina. Tuttavia, la comunità internazionale, praticamente senza eccezioni, scelse la Cina continentale come legittimo rappresentante.