In Unione Sovietica prima, e nella Federazione Russa poi, i servizi segreti militari hanno sempre rivestito un ruolo di grande importanza. Già nel 1917, i bolscevichi, all'indomani della rivoluzione di ottobre, avevano costituito il Cheka (acronimo in russo di Commissione Straordinaria per Combattere la Contro-Rivoluzione e il Sabotaggio), il cui scopo era investigare sui possibili nemici del popolo.

Con l'ascesa di Stalin al potere, la Cheka assunse un ruolo ancora maggiore all'interno dell'URSS. Corpi speciali del Cheka erano le Truppe per la Difesa Interna della Repubblica sotto il comando diretto del dittatore. Quando negli anni ‘90, i documenti della Cheka furono resi pubblici, si scoprì che solo nel 1921, si erano arruolati nei corpi speciali circa 250.000 persone, responsabili di circa 140.000 esecuzioni.

Nel 1922, Stalin sostituì il Cheka con il Comitato Direttivo Statale (GPU), il cui scopo era moderare la repressione nei confronti del popolo. Un anno dopo, il dittatore trasformò il GPU in OGPU (Amministrazione Statale Pubblica Unificata) i cui compiti riguardavano anche l'implementazione dell'agricoltura collettiva e la deportazione dei ricchi contadini (kulaks), nonché organizzare i Gulag, campi di lavori forzati dove venivano mandati i sospetti nemici del popolo, e reprimere possibili ammutinamenti dell'Armata Rossa.

Nel 1934, Stalin si spinse ancora oltre, rendendo il GPU non più alle dipendenze del partito, ma direttamente guidato da lui. Nacque così il Commissariato Popolare per gli Affari Interni (NKVD), trasformandolo nello strumento più efficace per opprimere ogni forma di ribellione e fare piazza pulita dei suoi avversari. In questo clima, la polizia segreta divenne l'istituzione più potente dell'era stalinista. Solo negli anni '37 e '38, furono condannate a morte 750.000 persone, compresi migliaia di ufficiali di partito e membri degli stessi servizi segreti. Sorte sarebbe toccata anche ai primi due capi del NKVD, Genrikh Yagoda and Nikolai Yezhov.

Nel 1941, la sicurezza dell'URSS fu affidata al NKGB (Commissione del popolo per la sicurezza dello Stato). Sia il NKVD che il NKGB divennero ministeri, il primo quello degli Interni (MVD) il secondo il Ministero della Sicurezza Statale (MGB) entrambi supervisionati da Lavrenty Beria, a capo dei servizi segreti dal 1938 al 1953, e responsabile del programma nucleare sovietico. Per tutti gli anni di Guerra Fredda, il MGB ricoprì un ruolo importantissimo, sia in patria che in Europa dell'Est. Al tempo stesso, il direttore del MGB, V.S. Abakumov, aveva il compito di controllare il corpo militare e i membri del partito, nonché coordinare la deportazione in Siberia o in Asia Centrale dei gruppi sospetti, tra cui circa un milione di Tedeschi del Volga, i Tartari della Crimea, i Ceceni e le altre etnie "ribelli" del Caucaso.

Dalla sua creazione al 1953, il MGB mandò 2 milioni e 750.000 cittadini sovietici nei Gulag e ordinò l'esilio all'interno del paese per altri due milioni di persone. Sul fronte internazionale, invece, i documenti resi pubblici negli ultimi anni hanno svelato che, fino al 1945, il MGB era riuscito a piazzare cinque agenti nel programma nucleare americano e almeno 300 uomini a Washington.

La morte di Stalin portò una profonda trasformazione anche nello spionaggio sovietico. Il suo successore, Nikita Kruscev, dopo aver condannato in un famoso discorso pubblico le atrocità del regime stalinista, decise di riformare anche il MGB, ormai assorbito dal MVD. Beria fu deposto e giustiziato, così come molti degli ufficiali a lui fedeli. Il Ministero degli Interni (MVD) fu smantellato e abolito nel 1960.

Nel 1954, Kruscev creò il KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, Comitato per la Sicurezza dello Stato), come "spada e scudo del Partito Comunista". La nuova agenzia di servizi segreti, direttamente controllata dai membri del Partito, era composta di 20 comitati, di cui il più importante erano quelli relativi alle operazioni all'estero, alla protezione dei leader politici, la sicurezza delle frontiere e i servizi di controspionaggio.

Negli anni '60 furono aggiunti servizi di sorveglianza di possibili dissidenti, soprattutto tra gli intellettuali e nelle chiese. Fino al crollo dell'Unione Sovietica il KGB ricoprì un ruolo essenziale sia nelle operazioni all'estero, soprattutto come controparte della CIA statunitense. Del resto, la capacità di controllare la società sovietica, nonché la capillarità dei suoi infiltrati nei paesi stranieri, fecero del KGB il più potente dei servizi segreti durante gli anni di Guerra Fredda.

Tra le vittime eccellenti del KGB, ci fu il Premio Nobel per la letteratura, Aleksander Solzhenitsy, il quale tramite le sue opere mostrò al mondo le autorità dei Gulag, e il fisico nucleare Andrey Sakharov, Nobel per la Pace nel 1975. Il peso del KGB, però, aumentò ancora di più quando il suo capo Yury Andropov, divenne segretario del Partito Comunista nel 1973, ma il declino dell'Unione Sovietica portò con sé il declino anche dei suoi servizi sovietici.

L'ascesa al potere di Mikhail Gorbaciov, uno dei maggiori oppositori del KGB, segnò la fine dello strapotere dei servizi segreti. Ma la risposta degli ex membri del KGB non tardò ad arrivare: tra gli organizzatori del colpo di stato del 1991 ai danni del leader riformista, c'era proprio il capo dei servizi segreti Vladimir Kryuchkov. Con il crollo dell'Unione Sovietica, il KGB rimase sotto controllo della Russia, mentre Ucraina, Bielorussia e le altre ex repubbliche crearono i loro servizi segreti, anche se i legami con i Mosca sono rimasti forti. Il KGB fu smembrato da Boris Eltsin in diverse agenzie, ognuna con delle mansioni speciali.

Negli anni '90, molti dei documenti segreti dell'ex Unione Sovietica furono declassati e quindi resi pubblici. Da questi documenti venne fuori che il KGB, negli anni di maggiore attività, aveva a disposizione un personale di più di 480.000 unità, compresi 200.000 soldati a controllare i confini.

Mentre, pare che gli informatori fossero milioni. Ogni leader di partito era controllato dal KGB, così come le elite burocratiche e la popolazione. In un sistema così rigido e capillare, ciò che ha fatto discutere analisti politici e ricercatori, è come il KGB abbia perso così potere negli anni di Gorbaciov e quindi permettere il collasso dell'intero sistema sovietico.

In effetti, negli anni '80, la corruzione dilagava anche nelle stanze dei servizi segreti e la crisi economica ebbe ripercussioni sui finanziamenti al KGB. Molti, però, concordano che nonostante la sua struttura imponente, i membri del KGB non possedevano una capacità analitica tale da prevedere un così repentino cambiamento nello scenario internazionale e nella incerta situazione domestica.

L'ascesa al potere di Vladimir Putin, ex controspia russa in Germania Est, però, ha riportato molti dei vecchi membri del KGB (in slang russo siloviki) nelle stanze del potere di Mosca. Secondo uno studio pubblicato nel 2003, infatti, se all'epoca di Gorbaciov gli siloviki occupavano solo il 5% dei posti di comando, con Putin hanno raggiunto ben il 60%.

Dalle ceneri del KGB, nel 1994 fu creato il FSB (acronimo russo per Servizio di Sicurezza Federale). La nuova Russia, all'epoca guidata da Boris Eltsin, cercava di gettarsi alle spalle i vecchi metodi sovietici, dotandosi di un'agenzia di intelligence di stampo moderno. I compiti del FSB rimasero piuttosto invariati in materia di sicurezza, e di politica estera (sebbene lo scenario internazionale fosse cambiato notevolmente), ma furono ridotti quelli riguardanti la sicurezza interna, con meno pressione sulle istituzioni religiose e le organizzazioni umanitarie.

Nonostante le profonde modifiche, i servizi di intelligence rimasero nelle mani della vecchia guardia del KGB o di colori i quali avevano "imparato il mestiere" sotto il regime comunista. Come nel caso di Putin, già veterano del KGB, nominato capo del FSB nel 1998 ed eletto presidente della Russia nel 2000.