Il 24 ottobre 1929, ricordato come il martedì nero, il mercato finanziario americano crollò a picco aprendo la strada ad una crisi economica e politica senza precedenti. La grande depressione si trascinò fino alla seconda guerra mondiale con ripercussioni su scala mondiale tali da favorire l'ascesa del nazionalsocialismo in Germania.

In America, dal '29 al '33, il tasso di disoccupazione passò dal 4% al 25%. Economisti e studiosi ancora dibattono sulle motivazioni che portano al crollo delle borse. Di sicuro, l'impennata economica degli anni '20 aveva diffuso tra investitori e industriali una tale fiducia sull'autoregolazione "naturale"dei mercati, da renderli incapaci di reagire di fronte ad un crollo economico così massiccio.

Il 4 marzo1933, in un'America ancora devastata dalla grande depressione, fu eletto presidente Franklin Delano Roosevelt. Il compito principale di Roosevelt era fronteggiare la crisi economica che stava avendo ripercussioni sempre più gravi sulla popolazione, con la conseguente impennata dei prezzi al consumo e la costante avanzata della disoccupazione. I primi provvedimenti del nuovo presidente, chiamati New Deal, mirarono a riformare il settore bancario. Come la cosiddetta "vacanza bancaria" di quattro giorni (Bank Holiday), in cui banche e istituti di credito rimasero chiuse, garantendo agli istituti periodo breve in cui potersi riorganizzare.

La misura più "rivoluzionaria" di Roosevelt fu introduzione della Social Security, una forma di stato sociale ideato per fornire supporto ai cittadini a basso reddito e a quelli più anziani. Negli seguenti, molte riforme introdotte da Roosevelt furono dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema, poiché il governo federale interveniva in ambiti in erano competenti i singoli stati, come la sanità e lo stato sociale.

Alcune delle innovazioni di Roosevelt, però, come la State Children's Health Insurance Program e la stessa Social Security, rimangono ancora tutt'ora pilastri del sistema previdenziale americano. La fine della grande depressione coincise proprio con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il nuovo scenario fece aumentare il livello di produzione e l'industria, soprattutto quella metallurgica, riprese la sua piena attività.

Inizialmente "isolazionista", l'America nei primi anni della guerra si limitò ad offrire supporto alle nazioni alleate come la Gran Bretagna. Ma l'attacco giapponese a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941 convinse l'amministrazione Roosevelt ad intervenire nel conflitto. La fine della guerra fu suggellata con le bombe atomiche del 6 agosto a Hiroshima e del 9 agosto a Nagasaki. Sganciate dal bombardiere Enola Gay, l'utilizzo dei potenti ordigni fu ordinato dal vicepresidente Harry S. Truman, succeduto a Roosevelt dopo la morte improvvisa di quest'ultimo il 12 aprile 1945.

Dalla seconda metà degli anni '50, la ripresa economica coincise con una profonda trasformazione sociale. Per la prima volta, nelle case americane fecero il loro ingresso gli elettrodomestici. Oggi considerati oggetti di largo consumo, prodotti come la televisione, la lavastoviglie, il ferro da stiro, la lavatrice cambiarono la vita di milioni di famiglie e rivoluzionando tutta la società occidentale. Privilegi che una volta appartenevano alle classi più ricche, divennero alla portata di tutti.

Una volta, infatti, i lavori domestici venivano svolti dagli inservienti, ma con la larga diffusione degli elettrodomestici, anche le classi medie potevano godere degli stessi agi. L'introduzione degli elettrodomestici permise anche un'altra trasformazione sociale non affatto trascurabile. Per la prima volta le donne smisero di essere l'angelo del focolare (per citare una famosa definizione della scrittrice inglese Virginia Woolf), le cui mansioni riguardavano soltanto la cura della casa e dei familiari, ma anche loro entrarono in maniera prepotente nel mondo del lavoro.