Negli anni dell'amministrazione Clinton c'è stato un momento, se pur breve, in cui si è creduto ad una possibile soluzione al lungo conflitto tra Israele e palestinesi.

Ma dopo l'uccisione di Itzhak Rabin e l'abbandono delle trattative di Arafat a Camp David, il processo di pace si è arrestato. Anzi, la radicalizzazione delle forze politiche e militari palestinesi, capeggiate da Hamas, e il disinteresse da buona parte della comunità internazionale hanno reso sempre più lontana una soluzione pacifica.

In un interessante articolo pubblicato l'8 gennaio 2009 (nel pieno dell'operazione israeliana Piombo Fuso), il settimanale britannico The Economist definisce il conflitto arabo-palestinese la "Guerra dei cent'anni" (The hundred years' war). In effetti è da quasi un secolo che i coloni israeliani prima, lo stato ebraico poi, sono in lotta contro le popolazioni arabe della Palestina.

Probabilmente le ragioni degli uni e degli altri sono complementari, come i rispettivi torti. Di fatto, dopo quasi cent'anni la soluzione del conflitto sembra essere ben lontana. Anche se, in tutto questo susseguirsi di accuse e rivendicazioni da una parte e dall'altra, di attacchi kamikaze, di missili e colpi di mortaio, c'è stato solo un momento in cui (e andrebbe comunque aggiunto un doveroso forse), si è sperato di poter realizzare la pace in Medio Oriente.