Gli anni '80 in America furono segnati dalla presidenza del repubblicano Ronald Reagan eletto il 20 novembre 1980 contro l'ex presidente democratico Jimmy Carter.

Ex attore di Hollywood, Reagan rappresentò per la maggioranza dell'elettorato una promessa di cambiamento e soprattutto di riscatto della Nazione, ancora scossa dallo scandalo Watergate e dalla crisi economica degli anni '70. Elemento cruciale nella campagna presidenziale del 1981, però, fu l'incapacità di Carter di gestire la crisi degli ostaggi rapiti in Iran, liberati il 2° gennaio 1981, proprio mentre Reagan prestava giuramento.

La famosa definizione "l'impero del male" usata per indicare l'Unione Sovietica, fu coniata l'8 giugno 1982, quando Reagan visitò il Parlamento Britannico. Nei primi anni della sua presidenza, infatti, Reagan aumentò la spesa militare e irrigidì le posizioni americane, nonostante i segnali di distensione dei primi anni '70. Dal 1981 al 1985 la il budget destinato alla difesa aumentò del 40%.

Tra le misure difensive proposte dal presidente si parlò per la prima volta di scudo spaziale, un sistema missilistico basato sui sistemi satellitari statunitensi, per questo motivo il nuovo piano di difesa USA prese il nome di Star Wars (Guerre Stellari). Col l'apertura all'URSS di Gorbaciov, il nemico numero uno statunitense divenne il leader libico Gheddafi. Dopo l'esplosione di una bomba in una discoteca di Berlino, in cui rimasero feriti 63 militari americani, infatti, da Washington partì l'ordine di bombardare Tripoli.

Nel 1983, in un famoso discorso, Reagan preannunciò la fine del comunismo, definendolo come "un altro triste, bizzarro capitolo della storia umana le cui ultime pagine si stanno scrivendo proprio ora". Le sue parole furono profetiche. Il giorno dopo la morte del leader sovietico Konstantin Ustinovich Chernenko, nel marzo 1985, alla guida del Partito Comunista fu nominato Mikhail Sergeyevich Gorbaciov, l'uomo che, per primo, avrebbe rivoluzionato l'URSS.

Il nuovo leader aveva iniziato la sua carriera dopo la morte di Stalin, e quindi rappresentava l'ascesa al potere di una nuova classe politica, desiderosa di cambiare la società russa e porre fine agli anni di totalitarismo e assenza di libertà. Per l'amministrazione Reagan, il nuovo leader sovietico rappresentava la grande opportunità per dialogare con il nemico di sempre. D'altro canto, l'economia sovietica era sull'orlo del collasso. La situazione ereditata da Gorbaciov era grave: una crescita prossima allo zero e un drastico deprezzamento della moneta. Per tutti gli anni di Guerra Fredda, l'URSS aveva speso più del 25% del Prodotto Interno Lordo in armamenti, a discapito dei beni destinati alla popolazione.

Il primo summit USA-URSS si tenne a Ginevra in Svizzera nel novembre 1985. L'incontro segnò l'inizio del disarmo bilaterale. Un anno dopo, i due leader si incontrarono di nuovo in Islanda, a Reykjavik. Il meeting segnò la riduzione del 50% dei missili balistici e il cosiddetto accordo zero option per l'Europa (cioè il ritiro incondizionato delle testate nucleari dislocate nel Vecchio Continente). Gli incontri tra Reagan e Gorbaciov a Washington, nel 1987, e a Mosca, un anno dopo, segnarono il completo disgelo tra le due superpotenze e la fine di un'epoca.