Il contingente internazionale era composto di 540 000 unità, con circa 100 000 soldati turchi dispiegati lungo il confine tra Turchia e Iraq. L'operazione prese il nome di Desert Storm ("Tempesta nel deserto") e in pochi giorni, dopo una serie di bombardamenti, l'avanzata delle forze di terra conquistò il suolo iracheno, costringendo, il 26 febbraio 1991, il rais ad ordinare il ritiro delle truppe dal Kuwait, che fu liberato definitivamente due giorni dopo. Durante le operazioni di ritirata, le truppe irachene incendiarono tutti i campi petroliferi che trovarono lungo la strada. Intanto, proprio il 26 febbraio, lungo l'autostrada che congiungeva l'Iraq al Kuwait si formò un lungo ingorgo composto dal contingente iracheno in ritiro. Le milizie internazionali bombardarono pesantemente il convoglio. Il risultato fu una vera strage. I giornalisti che andarono sul luogo dopo la battaglia, la ribattezzarono l'Autostrada della Morte. Dopo i primi scontri, l'esercito iracheno fu accusato di aver versato in mare 40 milioni di galloni di petrolio, per bloccare lo sbarco dei Marines. Anche se il governo di Saddam rigettò ogni accusa, la guerra nel Golfo ebbe ripercussioni devastanti per tutto l'ecosistema dell'intera area del Golfo Persico.