La lunga strada verso la condanna dell'infibulazione
Antiche pratiche e sofferenze per milioni di donne

Oggi si chiude a Il Cairo la Conferenza di due giorni "Per l'eliminazione delle Mutilazioni Genitali Femminili" (MGF), organizzata dal Consiglio Nazionale per l'Infanzia e la Maternità, presieduto dalla First Lady egiziana, Suzanne Mubarak, in collaborazione con l'associazione Non c'è Pace Senza Giustizia, fondata nel 1993 dall'attuale vice presidente del Senato italiano, Emma Bonino.
A cinque anni dalla Conferenza Internazionale su gli "Strumenti Legali per la Prevenzione delle MGF", tenutasi nella capitale egiziana nel giugno del 2003, si torna di nuovo a parlare di Mutilazioni Genitali Femminili, una grave violazione dei diritti umani inflitta alle donne.
Tali pratiche, come la rimozione del clitoride (escissione), hanno conseguenze devastanti sul corpo della donna: oltre ad eliminare ogni forma di piacere fisico, aumentano il rischio di infezioni, anche molto gravi come l'AIDS, possono causare infertilità e, in alcuni casi, portano alla morte.
Le Nazioni Unite stimano che tutto il mondo sono circa 120 milioni le donne che vengono sottoposte a MGF, di cui, ogni anno, 2 milioni di bambine. Anche se esistono episodi anche in occidente (nel 2006, Khalid Adem, di origini etiope, fu condannato da un tribunale statunitense a 15 anni di carcere per aver infibulato, con un paio di forbici, sua figlia di soli 2 anni), tali pratiche sono per lo più diffuse in Africa.
L'infibulazione, come la circoncisione per gli uomini (ancora diffusa nella cultura ebraica), è una pratica legata ai riti che segnano il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Purtroppo, però, MGF e circoncisione non sono la stessa cosa. Senza considerare la sofferenza fisica e i rischi, la sola eliminazione del piacere sessuale è implicito segno di discriminazione tra i due sessi.
Pochi giorni fa, la televisione australiana ha riportato le testimonianze di alcuni cooperanti che in Kenya hanno prestato soccorso a 300 ragazze scappate per evitare di essere infibulate. Secondo i cooperanti, nelle regioni sud-est del paese africano vengono circoncise almeno 200 ragazze al giorno, anche se è illegale.
In paesi come il Sudan, ancora l'89% delle ragazze subiscono l'infibulazione e il 79% delle donne sono favorevoli a tali pratiche. La mutilazione genitale, infatti, è legata a profondi tabù sociali, spesso rivendicata come forma di identità culturale. Tanto che la sfida più grande per i partecipanti alla Conferenza de Il Cairo è proprio cercare di ottenere un'adesione trans-regionale, per evitare che si creino fenomeni migratori di donne verso i paesi che ancora praticano, o tollerano, le mutilazioni genitali.
Milena Cannavacciuolo
[Nell'immagine: In tutto il mondo l’infibulazione colpisce circa 120 milioni di donne]
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