Sebbene Selassie fosse considerato uno dei più grandi sovrani etiopi e un vero eroe africano, in seguito a forti carestie e all'incertezza sulla sua successione, fu deposto nel 1974 da una dittatura militare di ispirazione marxista-leninista, il Derg, guidata da Mengistu Haile Mariam.

Gli anni che seguirono furono durissimi per il popolo etiope. Oltre allo scoppio della guerra dell'Ogaden contro la Somalia, l'evento più disastroso fu la carestia che tra il 1984 e il 1985 uccise circa 8 milioni di persone.

La politica di Mengistu era basata sull'intimidazione, il terrore rosso, come veniva chiamato il regime repressivo, uccise 1 milione e 500 mila etiopi. Nel 2006, Mengistu, infatti, è stato accusato di genocidio. Nel 1991, quando ormai il regime era fortemente indebolito dai conflitti interni e da un crescente scontento, Mengistu fu deposto dal Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope (FRDPE).

Nel 1994 venne eletta un'Assemblea Costituente che portò alle prime elezioni pluralistiche nel 1995. Nell'agosto dello stesso anno nacque la Repubblica Federale Democratica Etiope, il cui governo era guidato da Meles Zenawi e dal presidente Negasso Gidada. Sin dalla sua ascesa al potere, Zenawi ha portato avanti una politica federale, basata essenzialmente sulle differenze etniche. Attualmente, infatti, l’Etiopia è formata da 9 regioni semi autonome sia in materia legislativa che fiscale.

Sin dall’inizio, la politica estera di Zenawi è sempre stata filoccidentale, soprattutto alla ricerca di sostegno economico dai partner europei e statunitensi, e dalla Banca Mondiale. L’Etiopia, infatti, è uno degli stati africani più poveri, in cui gran parte della popolazione dipende dagli aiuti umanitari. Nel 2004, il governo ha cominciato a spostare più di due milioni di persone dagli altopiani aridi dell’est, nella speranza di risolvere la mancanza di cibo.

L’economia etiope è basata esclusivamente sull’agricoltura, in particolar modo la coltivazione di caffè, ed è priva di un vero e proprio settore finanziario o commerciale, con una forte presenza monopolistica da parte dello stato, tanto che a nessuna banca straniera è permesso entrare nel paese. Il tasso di disoccupazione è impressionante: tra i giovani etiopi lavora soltanto il 30%.